ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
(Sezione:    Pag.     )
Mercoledì 5 Marzo 2003

MARIA PAOLA MILANESIO

IERI AL VIMINALE IL COMITATO PER L’ORDINE E LA SICUREZZA

Contro i terroristi in azione gli 007




 

Il blocco di fogli bianchi si riempie di una scrittura minuta. Il ministro ascolta, prende appunti, nella grande sala del Consiglio al secondo piano del Viminale. Seduti accanto a lui, a Giuseppe Pisanu, ministro dell’Interno, i vertici delle forze dell’ordine e dei servizi segreti, oltre al sottosegretario Alfredo Mantovano e al direttore dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tinebra.

Non è una riunione di routine quella che si è tenuta ieri tra le 11,30 e le 13,10 nel palazzo del Viminale, dove è stato convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza. In primo piano, infatti, c’è l’emergenza mai finita del terrorismo, c’è quella sparatoria sul treno interregionale Roma-Firenze. Senza dimenticare le possibili saldature dell’eversione interna con quella estera, o ancora i rischi legati alla possibilità di una guerra all’Iraq, conflitto che sembra sempre più vicino. E il segnale che arriva dalla riunione di ieri è chiaro: totale collaborazione e coordinamento tra le forze dell’ordine, pronte a sferrare quella che ci si augura possa essere l’ogffensiva finale ai nuovi brigatisti

Il ministro Pisanu, che oggi alle 15,30 riferirà al Senato sull’arresto di Nadia Desdemona Lioce (Mario Galesi, che viaggiava con lei, è morto a poche ore dalla sparatoria), ha la faccia preoccupata delle giornate più buie. «L’operazione 2 marzo è una ulteriore riprova della pericolosità del fenomeno terroristico. Va tenuta alta la guardia, intensificando l’azione di intelligence e le investigazioni preventive allo scopo di neutralizzare per tempo i rischi di una nuova offensiva terroristica», sottolinea. È sulla prevenzione, insomma, che bisogna lavorare, è sulle informazioni che vengono dagli 007 che si conta per bloccare i nuovi terroristi. Un compito non facile, perché rispetto alle vecchie Brigate Rosse i nuovi gruppi risultano molto parcellizzati.

Da domenica pure al Viminale hanno cominciato a tirare qualche sospiro di sollievo. Al grande dolore per la morte e il ferimento degli agenti della Polfer, si è accompagnata anche la consapevolezza che questa volta si è sulla strada buona. Tanto che, si dirà alla fine della riunione del Comitato, «si apre uno spiraglio importante nelle indagini per gli omicidi Biagi e D’Antona». Non solo: c’è anche la consapevolezza che l’episodio del 2 marzo ha creato scompiglio nelle file della nuova eversione, perché quegli arresti improvvisi hanno senza dubbio costretto a ritardare, se non addirittura a cancellare, attentati che sarebbero invece stati imminenti. Tocca a Gianni De Gennaro, capo della polizia, ricostruire nel dettaglio quanto avvenuto sul treno Roma-Firenze, vagliando gli elementi in possesso anche alla luce delle varie ipotesi investigative. La possibilità che i due terroristi stessero compiendo un sopralluogo o che intendessero approfittare della confusione regnante quel giorno ad Arezzo, per via della Fiera dell’antiquariato, al fine di incontrarsi con altri appartenenti alle nuove Brigate rosse. O ancora, la loro reazione di fronte a un controllo che stava per concludersi per loro senza problemi. A prendere la parola anche il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, generale Guido Belli, e il direttore del Sisde, Mario Mori. Più complesso definire quali potessero essere i bersagli. Comunque, durante la riunione non è stato prospettato nessun aumento delle scorte (della materia, del resto, si occupa ora uno speciale organismo, l’Ucis, creato proprio dopo le polemiche seguite all’omicidio di Marco Biagi), che già oggi ammontano a 200 circa, alle quali si aggiungono le oltre 400 tutele.

Ad appendice dell’incontro svoltosi ieri al Viminale il caso Iraq. Il Comitato si è soffermato sulla protesta dei Disobbedienti di Luca Casarini, che nei giorni scorsi hanno ripetutamente bloccato i treni diretti alle basi militari americane. Il Viminale, infatti, si prepara ad affrontare sabato una nuova manifestazione, quando 30mila persone - tante si ipotizza - arriveranno davanti alla base di Camp Darby.


 

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