ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Martedì 5 ottobre 2004 |
PONTE AEREO NON STOP
Roma. Africa-Italia: andata sulle carrette del mare; ritorno, immediato, in aereo. Il Governo continua a rispondere con la strategia del rimpatrio veloce alla nuova ondata di sbarchi di clandestini sulle coste siciliane. Una linea dura che, se sembra trovare comprensione in Europa, sta attirando le critiche dell’opposizione ed anche dell’’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La nuova emergenza sbarchi è tutta in un numero: negli ultimi cinque giorni sono arrivati in Sicilia oltre 2.600 immigrati. Una quantità che ha messo in crisi i centri di accoglienza siciliani. È stato così costituito un ponte aereo con la Libia per rimpatriare il prima possibile i clandestini. L’altro ieri, a fronte di 650 sbarchi, sono stati rimandati verso Tripoli circa 500 persone. Ma ieri, i due voli militari previsti da Lampedusa per Tripoli hanno subito un cambio di destinazione. I C-130 non atterreranno più nella capitale libica, ma a Crotone, dove i clandestini saranno ospitati nel locale centro di accoglienza. Il Viminale fa comunque sapere che «i voli per il rimpatrio dei clandestini respinti alla frontiera continuano secondo il programma stabilito con le autorità libiche». Potrebbe trattarsi di una pausa nelle operazioni di rimpatrio chiesta dalla Libia dopo centinaia di immigrati arrivati in questi giorni dall’Italia. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha avuto ieri un colloquio telefonico con il collega libico, Abdurrahman Mohamed Shalgam, che ha confermato il pieno impegno della Libia a continuare il lavoro con l’Italia per la prevenzione e il contrasto all’immigrazione clandestina, incluso il rimpatrio dei clandestini verso i paesi di origine. Il ponte aereo, ha spiegato il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, «presenta una anticipazione di rilievo politico indubbio nella piena funzionalità di quell’accordo che sarà operativo nel momento in cui l’Unione Europea avrà revocato anche formalmente l’embargo e nel momento in cui sarà possibile concordare con la Libia la fornitura di mezzi che sono necessari per la prevenzione del traffico dei clandestini». Ma dall’opposizione sono arrivate anche ieri dure critiche ai rimpatri immediati. I verdi Paolo Cento e Mauro Bulgarelli hanno parlato di «vera e propria deportazione di massa di immigrati organizzata dal ministro Pisanu in collaborazione con il ministero della Difesa, che ha messo a disposizione aerei militari». Posizione condivisa dal segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, secondo cui «non si rispediscono indietro immigrati come fossero merce, senza neanche aver accertato la loro provenienza e le cause per cui ne sono fuggiti, che potrebbero essere di natura politica». Il capogruppo diessino al Senato, Gavino Angius, ha chiesto «in base a quale disposizione di legge, quale trattato internazionale, o quale intesa o accordo con altri Stati, è stata autorizzata l’immediata espulsione degli immigrati nei giorni scorsi a Lampedusa e subito rispediti indietro su aerei-cargo appositamente allestiti?». Ma anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha espresso «grave preoccupazione» per la sorte degli immigrati rispediti in Libia. «Siamo consapevoli delle forti pressioni create da questi continui arrivi - ha detto il direttore dell’ufficio Unhcr per l’Europa, Raymond Hall - ma tutti coloro che chiedono asilo dovrebbero avere accesso ad un’equa procedura mirata a verificare le loro eventuali necessità di protezione in base alla Convenzione sui rifugiati del 1951». Dalle istituzioni europee sono arrivate invece voci più benevole sulla strategia italiana. Il commissario europeo alla Giustizia e agli Affari Interni, Antonio Vitorino, ha riconosciuto che in questo momento «c’è un’enorme pressione sul governo italiano». E il direttore generale della Commissione, Jonathan Faull, ha spiegato che «tutti noi dobbiamo riconoscere che le autorità italiane stanno affrontando una difficoltà enorme» ed ha sottolineato che «quello che stanno cercando di fare è salvare le persone in pericolo, alloggiarle, nutrirle e fornire loro assistenza medica nei limiti delle loro possibilità. Dal momento che la capacità del loro sistema è ampiamente superata, è comprensibile che stiano cercando soluzioni alternative».
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