ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO Lunedì 25 febbraio 2002

di MARCO CONTI

«La piazza di Milano è senza futuro»


 

ROMA - «Oggi la corruzione non emerge come dieci anni fa perchè non ci sono controlli e la magistratura non ha, come dieci anni fa, una strategia per combatterla». Alfredo Mantovano, magistrato, esponente di An e ora sottosegretario all’Interno, prende le distanze dalla manifestazione di Milano, ma mette in guardia il governo sul possibile dilagare della corruzione e chiede che «raggiunto un accettabile livello di garanzie processuali (rogatorie e falso in bilancio ndr), ora pensiamo a far sì che i delinquenti restino in carcere e ci sia un senso di sicurezza più elevato».

Che ne pensa della manifestazione di Milano?
«La quantità di gente è sicuramente rilevante, anche se sino ad ora la sinistra non ha fatto grandi manifestazioni. Quando noi eravamo opposizione chiamavamo la gente in piazza molto più frequentemente. Capisco l’imbarazzo della sinistra ufficiale. E’ difficile identificarsi con una piazza che in sostanza ha un solo desiderio: mettere le manette a Berlusconi. Pensare che il riscatto alla sconfitta elettorale sia nella linea carceraria è una follia. Ho un minimo di stima per i suoi leader e penso che mai potranno arrivare ad identificarsi in certe considerazioni».

Il ministro Castelli teme che da questo tipo di piazza possano scaturire episodi di violenza. E’ d’accordo?
«Quella di Milano era una manifestazione assolutamente pacifica. Con il movimento no-global vedo qualcosa di simile nel fondo di ribellismo anarcoide, senza un progetto, senza la proposta di un itinerario alternativo».

Era una piazza tutta di sinistra o secondo lei c’era anche qualche elettore vostro o della Lega?
«Era sicuramente di sinistra. Manifestazione a parte occorre però dire che dieci anni fa la corruzione c’era ed era diffusa, non era una fantasia e con Mani Pulite è emersa anche se, in parte, con mille limiti. Oggi la corruzione continua ad esserci, è diffusa e anzi, rispetto a dieci anni fa emerge occasionalmente».

Perchè?
«Non c’è una strategia giudiziaria che la faccia emergere così come avvenuto per Mani Pulite. Questo è un dato oggettivo di cui la politica si deve far carico. Le indagini sulla P.A. si fanno in quantità molto, molto più ridotte che nel passato. E’ uno dei limiti dell’efficienza della macchina giudiziaria in questo momento».

Come vi si può porre rimedio?
«Intanto c’è un problema di abbassamento del livello dei controlli. Nella passata legislatura sono stati eliminati i Coreco. Il segretario comunale ha cambiato natura e in municipio da garante della legalità è diventato un segretario del sindaco. La Corte dei Conti ha visto una limitazione delle proprie valutazioni e gli uffici giudiziari o per quieto vivere o per inefficienza hanno ridotto parecchio le indagini. Il dato obiettivo è che il livello dei controlli si è abbassato. Forse non a caso il ministro Frattini ha ipotizzato la nascita di una sorta di Authority anti-corruzione».

Il rischio?
«C’è un terreno potenzialmente più adatto, a parte la buona volontà dei singoli, per la ripresa di attività illecite da parte di chi amministra la cosa pubblica. Dovremmo evitare che l’unico controllo sia quello a posteriori della magistratura penale».

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