ROMA - Dopo larticolo pubblicato ieri sullUnità, che riprendendo una notizia dellEspresso rivela che Igor Marini sarebbe inserito in un programma di protezione dello Stato, in quanto pentito, il Viminale ha precisato: «Attualmente non è attiva nei confronti di Igor Marini alcuna misura di tutela individuale dovuta a programmi di protezione». E ancora: il ministero dell'Interno «ha puntualmente informato il ministro della Giustizia, competente per materia, delle preoccupazioni sulla sicurezza di Igor Marini, manifestategli formalmente da Enzo Bianco, presidente del Comitato parlamentare di Controllo sui servizi di informazione e sicurezza».
E il ministero della Giustizia prontamente fa sapere che «ancor prima che Marini venisse estradato in Italia, il Ministro Castelli si è preoccupato di assicurargli la massima sicurezza possibile fin dal suo ingresso in carcere. Sotto questo profilo, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sta ponendo in essere tutte le misure necessarie».
Dallopposizione, il diessino Massimo Brutti definisce «curiosa» la precisazione del Viminale, perché «il sottosegretario Mantovano aveva già risposto in modo puntuale. Perché insistere aggiungendo che Marini attualmente non usufruisce di un programma di protezione? Ne ha usufruito in passato? E perché? Si prevede qualcosa in avvenire?».
Intanto a Torino Thomas Mares, il mediatore d' affari italo-cinese arrestato nell'ambito di un'inchiesta su truffe internazionali che Igor Marini collega direttamente al caso Telekom Serbia, è stato interrogato per 4 ore. E in Procura sono giunti documenti da Montecarlo considerati importantissimi per l'esito dell'indagine. Mares ha risposto alle domande del procuratore capo Marcello Maddalena e dell'aggiunto Bruno Tinti sulla somma di 120 milioni di dollari che secondo Marini è una parte della maxitangente ai politici italiani di centrosinistra, ma che secondo il mediatore d'affari si riferisce a una lecita operazione finanziaria chiamata trading poi sfumata. «Quei 120 milioni - ha ribadito - sono virtuali, nel senso che nonostante i miei tentativi non è stato possibile movimentarli». Marini, aveva invece sostenuto che il denaro era stato trasferito a un conto ad Innsbruck della società di Mares, la Zara International, e da lì smistato ai destinatari della tangente.