ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Latina Pag. ) |
Giovedì 23 Ottobre 2003 |
di MONICA FORLIVESI Il presidente della commissione Sicurezza della Regione interviene sul dibattito in Consiglio col sottosegretario Mantovano
«Criminalità, chi minimizza sbaglia»
Non è potuto intervenire durante il Consiglio comunale straordinario a Latina sulla sicurezza sociale al quale ha partecipato il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. Così, il presidente della commissione sicurezza e lotta alla criminalità della Regione, Fabrizio Cirilli, la sua analisi la fa il giorno dopo, e non senza una punta polemica. «Vista l’impossibilità per motivi di impostazione del Consiglio di intervenire - dice - sento il bisogno di parlare prendendo spunto dalle affermazioni del sottosegretario, che apprezzo e condivido». In particolare si riferisce a quanto sottolineato dall’onorevole: «In materia di sicurezza il compito della politica è quello di arrivare prima delle istituzioni preposte» e l’importanza di conoscere il territorio e farsi raccontare le sue specificità da chi lo vive. «Si è parlato in Consiglio - dice - di dati Istat rassicuranti rispetto a furti e denunce, di episodi isolati rispetto a cruenti azioni malavitose avvenute negli ultimi mesi, di sgomberi di extracomunitari in aree emarginate. Ma dobbiamo chiederci qual è la situazione nei confronti dei legami tra alcuni gruppi di criminalità locale e quella organizzata; degli “inspiegabili” incendi a locali ed esercizi commerciali senza che siano stati denunciati tentativi di estorsione; del filo conduttore che da oltre 10 anni ruota intorno ad omicidi avvenuti, a processi che hanno dato e danno verità incomplete e a storie di pentiti più o meno credibili». Cirilli parla poi del proliferare di finanziarie, «degli arresti eccellenti di mafia e camorra, dei ritrovamenti di discariche di rifiuti tossici perpetrati da società collegate (a detta della commissione parlamentare) col meccanismo perverso delle scatole cinesi a fronte del quale è pressoché impossibile capire chi si ha di fronte». «Con la teoria degli episodi isolati - sottolinea - ci si preclude la possibilità di arrivare a risposte complete rispetto a questi fenomeni, è un po’ il meccanismo perverso che si era instaurato in Sicilia prima dell’era Falcone. Dal momento che sul nostro territorio operano forze di polizia encomiabili e che la cultura dell’illegalità specialmente quella organizzata non ci è mai appartenuta, c’è da chiedersi perché questa paranoia della politica a voler ideologizzare a tutti i costi la chiave di lettura dei fatti legati alla presenza di atti criminali connessi alla malavita? Perché questo voler creare schieramenti secondo i quali se si governa si deve parlare dei dati Istati e se si fa opposizione delle relazioni della Dna?». Intanto, a proposito di allarme criminalità interviene l’ex senatore Maurizio Calvi, presidente del Centro alti studi per la lotta al terrorismo. «Non va sottovalutato l’allarme bomba dell’altro giorno al Tribunale di Latina e il ritrovamento del volantino con un ritaglio di giornale riferito alle nuove Br. Si è trattato di un atto imitativo collegato al microclima terroristico nazionale anche se non riferito direttamente alle attività delle organizzazioni tradizionali». E aggiunge: «A Latina sono recluse alcune “irriducibili” e sembra che da qui siano partiti i documenti di rivendicazione degli omicidi Biagi e D'Antona».
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