ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Il Messagero Veneto | Sabato 16 marzo 2002 |
Droga, Fini: torni la dose giornaliera
VIENNA – Meno discrezionalità e più limiti. Nelle parole del vicepremier Gianfranco Fini prende corpo la virata che il governo ha intenzione di fare in tema di lotta alla droga, reintroducendo la dose minima giornaliera, quella che pone un confine tra il consumo personale e lo spaccio. «Al momento è il pretore che ha la discrezionalità di decidere se una quantità di droga trovata sia da considerare per uso personale o per spaccio. Bisogna rimettere dei limiti», dice Fini. Parole che fanno tornare alla memoria quello che il vicepremier disse a San Patrignano l’ottobre dello scorso anno: «Basta con la politica di riduzione del danno che si traduce nella libertà di continuare a drogarsi». E adesso, a distanza sei mesi, Fini, a Vienna per partecipare alla seduta conclusiva della 45esima sessione della Commissione stupefacenti delle Nazioni Unite, ribadisce che «l'Italia è in prima linea nella lotta contro la droga» e sottolinea la necessità di rivedere la legge sulla droga, la Jervolino-Vassalli, in quanto dopo il referendum radicale dell'93 che ha eliminato il criterio della dose minima giornaliera «c'è un buco legislativo da colmare». Tre le direzioni da seguire, dice il vicepremier. «Prevenire e recuperare» chi è caduto nel tunnel della droga e «ridargli la dignità». Non fare distinzione «nel combattere le droghe leggere e quelle pesanti». Infine dare vita ad un fronte comune che vede l'Europa unita. «La lotta alla droga deve avere una dimensione nazionale, ma si rischia di perdere l'ampiezza del fenomeno se non c'è cooperazione tra i paesi europei. L'Italia è fiera di essere il contribuente finanziario più rappresentativo in sede di Nazioni Unite, anche nel 2002 abbiamo stanziato 12 milioni di euro». Il vicepresidente del Consiglio ricorda poi l'importanza del coordinamento per le politiche contro la droga costituito presso la presidenza del Consiglio. E il prefetto Soggiu, che guida l’organismo, rilancia la necessità di preparare «per la prima volta un piano antidroga triennale". "La legge antidroga ha 12 anni di vita, bisogna provveddere ad un riesame della normativa attuale apportando dei miglioramenti», spiega il prefetto. Tocca a Fini invece annunciare la possibilità che venga istituita, nei prossimi mesi, una conferenza nazionale sulla lotta alla droga e che venga lanciata una campagna informativa anche grazie alla collaborazione del mondo sportivo. Nella conferenza stampa è stato infine lanciato anche l’allarme per la diffusione delle nuove droghe sintetiche quali, per esempio, l’ecstasy. «I nostri figli - conclude il vicepremier - devono sapere quando fumano uno spinello o quando prendono delle pasticche dei pericoli che vanno incontro. L'Italia è comunque in prima linea nella lotta contro questo fenomeno che è legato anche ad attività criminali da contrastare». La proposta non piace al centro-sinistra. «Tutto il mondo è allibito e costernato di fronte agli annunci dell’abbandono della politica di riduzione del danno e del proseguimento di una linea che produrrà più morti, più malati di Aids e aumenterà il numero di detenuti tossicodipendenti», dice l’ex sottosegretario alla giustizia Franco Corleone. «Dopo aver mandato in avanscoperta il sottosegretario Mantovano, suo fido mentore - aggiunge Corleone -, Fini si è recato a Vienna a illustrare le linee della nuova via repressiva italiana sulla politica delle droghe. La via di Muccioli non ha alcuna credibilità in Europa e a Vienna l' Italia ha solo il problema di far dimenticare i guasti di Pino Arlacchi, non certo quello di esaltarli con una politica ultraproibizionista. Fini è un abile prestidigitatore che vuole cambiare la realtà senza avere il coraggio di cambiare la legge, ma questo gioco non gli riuscirà».
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