ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Venerd́ 22 Ottobre 2004

 
di CRISTIANA MANGANI

La Procura di Roma solleciterà il provvedimento al Viminale. Delitto Biagi, cinque rinvii a giudizio

 

 Protezione per la br Banelli: è a rischio

Scoperto lo “statuto” dei terroristi: prevista l’eliminazione dei pentiti


 

ROMA - Il secondo rinvio a giudizio per le nuove Br è arrivato da Bologna, a distanza di tre giorni dalla decisione del gup della Capitale. Dovranno rispondere dell’omicidio del professor Marco Biagi cinque brigatisti, Roberto Morandi, Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma, Diana Blefari Melazzi e Simone Boccaccini. Il processo comincerà il 7 febbraio davanti alla Corte d'Assise, dieci giorni prima di quello romano. Dell'omicidio dovrà rispondere anche Cinzia Banelli, la “compagna So”, che si è pentita e ha dato una svolta alle ultime indagini: verrà giudicata con rito abbreviato il 15 e 16 febbraio prossimi.
Mercoledì scorso la ex brigatista era stata riascoltata dai magistrati della Capitale nel carcere di Sollicciano. E ieri il capo del pool antiterrorismo Franco Ionta, insieme con i pm Pietro Saviotti ed Erminio Amelio, ha formalizzato la richiesta di protezione, già avanzata nei giorni scorsi, nei confronti della testimone. La decisione sembra aver ricevuto un’accelerazione dopo la lettura degli ultimi file contenuti nel computer di Roberto Morandi, l’uomo che è accusato di aver affiancato Mario Galesi nell’omicidio di Marco Biagi. Secondo quanto stabilito nello “statuto” delle Brigate rosse stilato nel giugno del 2002, infatti, il trattamento da riservare ai pentiti è l’uccisione. Il militante dell’organizzazione - è scritto - se finisce nelle mani del «nemico» (il riferimento è allo Stato, ndr) può soltanto arrendersi. Ma se si pente e decide di collaborare con la giustizia deve essere eliminato.
Il regime di protezione al quale la Banelli potrebbe essere sottoposta prevede dal mantenimento della custodia in carcere sotto forma di protezione agli arresti domiciliari, dalla remissione in libertà alla concessione di una nuova identità e al trasferimento in una località segreta. L’ammissione verrà valutata dalla Commissione del Viminale, presieduta dal sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, che prima di pronunciarsi dovrà acquisire anche il parere della procura di Bologna.
Dall’interrogatorio sono emersi, poi, alcuni particolari sui ruoli interni ai gruppi. «Per quanto riguarda Mrt o Maria - ha dichiarato la Banelli - ragionevolmente riferisco che si tratta della Blefari. Quelli che si apprestano a entrare nella Direzione allargata corrispondono a Morandi e alla Blefari che unitamente a Galesi e Lioce hanno fatto parte della squadra operativa che è entrata nell'ufficio postale di via Torcicoda». Il nome della Blefari viene fatto ufficialmente per la prima volta, perché nei precedenti interrogatori la pentita aveva parlato soltanto di un militante con il nome di battaglia, Maria. A proposito dell’elenco dei possibili obiettivi, ha aggiunto che a seguire l’onorevole Enrico Letta erano lei e Bruno Di Giovannangelo, ma si trattava di «una semplice schedatura di un soggetto politico di “interesse”».


    

 

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