di MASSIMO MARTINELLI
Mantovano: «Primo obiettivo far funzionare le espulsioni»
ROMA - Ancora non ha la delega ufficiale, il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. Dunque è costretto a parlare da esponente di An. Tuttavia, nel governo in carica è certamente quello che ha studiato e conosce meglio il fenomeno dell’immigrazione.
Sottosegretario Mantovano, cosa pensa dell’ipotesi di introdurre il reato di immigrazione clandestina? «Credo che la discussione sia un po' più complessa del dibattuto intorno al reato di immigrazione clandestina».
Cioè? «Intanto posso dire che il centro destra non è contrario all’immigrazione? Noi non ci poniamo il problema del "se", ma quello del "come". In presenza di un calo demografico così forte in Italia e in Europa, non vogliamo contrastare l’immigrazione ma fare in modo che avvenga regolarmente».
Qual’è il progetto?
«La prima distinzione che va fatta tra immigrati per ragioni economiche e immigrati a causa di persecuzioni politiche, religiose, etniche. Noi cercheremo di dare una soluzione al problema dei rifugiati, che è cosa diversa rispetto agli immigrati per ragioni economiche. E il Viminale è già dimostrato di essere attento in questa direzione».
E per i clandestini per problemi economici? «Il problema è più ampio. Occorre far sentire l’intera Unione Europea partecipe e coinvolta nella questione immigrazione. Le nostre frontiere di mare sono frontiere Schengen e l’Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo di primissimo piano, sia sul fronte dell’integrazione, sia sul fronte del contrasto dello sfruttamento criminale dell’immigrazione clandestina. Una legge italiana, da sola, non avrebbe senso».
Per loro scatterebbe il reato di immigrazione clandestina? «Il vero problema è un altro. Lei sa che nei primi dieci mesi del 2000 sono state firmati 110mila fogli di via. Di questi, solo 36mila sono stati eseguiti. E ancora, di questi che hanno lasciato l’Italia, solo 2.200 lo hanno fatto spontaneamente? Allora il vero problema è rendere questo provvedimento certo. E ipotizzare un reato serve appunto a questo, per avere un’ordinanza del magistrato che giustifichi il fermo del clandestino giusto il tempo necessario per eseguire l’espulsione, senza nessun aggravio per i tribunali o per le carceri».
Un progetto del genere può far parte del pacchetto dei primi 100 giorni di governo? «Questo problema non si risolve in cento giorni. Ha bisogno di tempo; la sua efficacia non dipende solo dallo Stato Italiano, che comunque farà la sua parte; non bisogna farsi prendere dalla frenesia del risultato».
In attesa dell’Europa resteremo a guardare gli sbarchi?
«No, possiamo continuare a fare le cose positive che già stiamo facendo».
Faccia un esempio «Eccolo: La Regione Lazio ha finanziato un programma di formazione per giovani tunisini che aspirano a lavorare in Italia: un semestre in Tunisia a studiare la lingua italiana, poi un esame di ammissione e un altro semestre in Italia a fare un corso di formazione; con le loro schede sono in rete su Internet, a disposizione di chi cerca manodopera. A me sembra un ottimo esempio da trasferire sul piano nazionale».
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