ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Lunedì 11 novembre 2002 |
di CORRADO GIUSTINIANI
Immigrati, permessi nel 2003
ROMA - «Abbiamo prosciugato gran parte dell’area della clandestinità». A dare l’orgoglioso annuncio è Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno. Assieme a questo dato: le domande per mettere in regola gli immigrati senza permesso hanno già raggiunto quota 550 mila. Con i ritardatari che staccano oggi l’ultimo tagliando possibile, potranno forse superare quota 600 mila; che non significano, attenzione, altrettanti permessi di soggiorno: perchè non tutte le richieste verranno accolte e perché, per le colf part-time, più datori di lavoro hanno dovuto pagare per mettere in regola la stessa persona. Mentre si attende il consuntivo della giornata odierna per proclamare questa come "la madre di tutte le sanatorie", i datori di lavoro più lesti a mettersi in regola, quelli che già dall’11 settembre hanno spedito il famoso kit, cominciano a domandarsi con impazienza crescente: ma quando verremo mai convocati? Quesito pertinente, perché fino ad oggi solo in cinque città d’Italia, Alessandria, Biella, Rieti, Latina e Matera, le Prefetture hanno costituito gli sportelli unici polifunzionali per firmare i contratti di lavoro e contemporaneamente erogare i permessi di soggiorno della prevista durata di 1 anno. A Roma, come ha promesso al "Messaggero" il Prefetto Emilio Del Mese, entro dieci giorni verranno dati i primi appuntamenti. Il ritardo rispetto alla tabella di marcia della Bossi-Fini è già di un mese secco, almeno sui tempi fissati per colf e badanti. Ma è anche vero che essi sono irrealistici, supersonici, quasi impossibili da rispettare. Dal momento infatti in cui la domanda di regolarizzazione, digitata dalle Poste su dischetto, viene ricevuta dalle Prefetture, queste hanno 20 giorni per verificarne "l’ammissibilità" e la "ricevibilità", anche sulla base del nullaosta che il centro nazionale di elaborazione dati di Napoli del ministero dell’Interno rilascia sull’immigrato (non ha commesso reati, non è un ricercato ecc.). Trascorsi altri 10 giorni dalla comunicazione che la persona extracomunitaria può ottenere il permesso di soggiorno, la Prefettura convoca le parti, datore di lavoro e immigrato, per firmare il "contratto di soggiorno", rilasciare contestualmente il permesso e attribuire il codice fiscale al lavoratore. Venti giorni più dieci, quindi. Poiché il flusso delle domande, che scadono oggi, si è messo in moto l’11 settembre, già l’11 ottobre qualcuno, in qualche parte d’Italia, avrebbe dovuto ricevere un appuntamento. Nulla di tutto questo, invece. Il problema è meno stringente per gli immigrati irregolari che lavorano non in famiglia ma nelle imprese, per i quali la convocazione è prevista entro due mesi. Occorre in ogni caso osservare, da un lato, che quei tempi non erano "perentori" benché indicati per legge, dall’altro, che si è dovuto mettere in piedi una macchina flessibile quanto complicata. In ciascuno sportello unico polifunzionale sono presenti, infatti, un funzionario della Prefettura, uno dell’ufficio provinciale del Lavoro, uno dell’ufficio stranieri della Questura, uno del ministero delle Finanze e uno dell’Inps. Ci sono inoltre gli operatori di computer delle Poste, 320 in tutt’Italia, due per postazione. Hanno già digitato su dischetto il nome del datore di lavoro e quello del lavoratore, trascrivendoli dalle domande che i datori hanno fatto a mano, e dalle loro stampanti uscirà il contratto. Questi operatori si sposteranno da uno sportello all’altro del paese a seconda delle necesità. I 40 euro versati alle Poste, in aggiunta ai 290 per l’Inps (o i 100 in aggiunta ai 700 del trimestre previdenziale a forfait, nel caso dei dipendenti da imprese) servivano proprio a pagare questo servizio. La speranza, come promettono i prefetti è che tutto sarà organizzato scongiurando file e lunghe attese. Ma per quanti mesi si protrarrà, in Italia, l’intera operazione rilascio dei permessi di soggiorno? Ambienti del Viminale non si sbilanciano con una risposta precisa, perché molte sono le variabili in gioco, ma considerano molto probabile che se ne andrà quasi tutto il 2003. Sanati i clandestini che lavorano, c’è da pensare alla normalità, alle richieste di manodopera immigrata per l’anno prossimo. Anche in questo caso non potranno essere rispettati i tempi fissati dalla Bossi-Fini, che prevede che entro il 30 novembre di ogni anno venga approvato un decreto con "le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio nazionale" per l’anno successivo. Il provvedimento slitta con tutta probabilità al 2003. Secondo alcune fonti non potrà concludere il suo complesso iter prima di marzo. Un bel guaio: come faranno le imprese ad assumere? Non si rischia così di costituire un nuovo stock di clandestini? La sanatoria che chiude i suoi battenti, infine, lascia però aperti un paio di dubbi. Il primo, sul permesso di soggiorno di sei mesi per gli immigrati che vogliono denunciare i loro datori di lavoro che non li hanno sanati: come faranno, se la famosa circolare che la Lega contestò, pone oggi come termine per le domande? Secondo: la comunicazione al Commissariato di ospitare o affittare a un immigrato: anche qui, il termine ultimo, fissato per oggi, appare troppo stretto. E deve essere ben chiaro che i datori di lavoro di colf, che le ospitano in casa, non sono tenuti a presentarla, visto che hanno già indicato il domicilio nella domanda di sanatoria.
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