ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Martedì 12 novembre 2002 |
di CORRADO GIUSTINIANI ALLARME DEI SINDACATI La Cisl: si prepara un’ondata di vertenze ROMA - La doccia fredda, per gli extracomunitari ingannati dal loro datore di lavoro, è arrivata ieri sera. Quando Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, ha avvisato che nella notte scadeva oltre alla sanatoria anche il termine per ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi utile a condurre in porto la vertenza, o a cercarsi un altro posto di lavoro. Non ci sarà una proroga, dunque, per la circolare più veloce della storia della Repubblica: emessa il 31 ottobre, divulgata qualche giorno dopo, scaduta l’11 novembre.
Facciamo il caso di un giovane operaio, o cameriere, o bracciante agricolo, o collaboratore familiare, che chiameremo Vasile Burtica, romeno. Il datore di lavoro - il padrone, come Vasile direbbe - gli ha promesso prima del week-end: lunedì ti regolarizzo e martedì mattina ti porto la ricevuta delle Poste. Vasile stamattina si reca al ristorante, o alle serre, o al laboratorio artigiano, o dove volete voi, e il padrone gli fa: «No, non ho potuto metterti in regola, c’è stata un’emergenza, non ce l’ho fatta». Vasile è fregato. Non può far nulla, non può sperare in quel permesso di sei mesi. Oppure Vasile, anziché ricevere quella promessa, è stato licenziato in anticipo. Ma lui non è molto informato e solo oggi è venuto a sapere della circolare. Possibile che non possa fare nulla?
«Non credo proprio che sia spacciato - afferma Oberdan Ciucci, responsabile immigrazione della Cisl - Per noi può avviare lo stesso in questi giorni la procedura di contestazione del licenziamento, o quella di denuncia della mancata regolarizzazione». La stima della Cisl è che in tutta Italia si stiano per avviare almeno 10 mila azioni di questo tipo, attraverso l’intero movimento sindacale, la Caritas e altre associazioni. E se l’immigrato viene colto dalla polizia senza la ricevuta delle Poste, ed espulso? «Deve muoversi immediatamente. Le nostre strutture sono aperte. Comunque, il lavoratore potrà far valere le sue ragioni anche dal paese d’origine. Rivendicando non solo l’assunzione, ma anche i contributi non versati in questi anni e gli arretrati per quanto effettivamente ricevuto rispetto alla paga contrattuale».
Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, annuncia l’apertura di vertenze-pilota anche per chi non si è mosso fino ad oggi. «Non può finire qui, perché vi sono migliaia di lavoratrici e lavoratori traditi da aziende e famiglie infedeli, che con brutalità li hanno licenziati invece di regolarizzarli». Scuote la testa Marinella Meschieri, segretaria nazionale delle Colf-Cgil: «Un permesso di 6 mesi per pochi intimi. Se l’avessero annunciato a luglio, quando l’abbiamo suggerito, oggi ci sarebbero meno clandestini e più regolarizzati. Abbiamo avuto una settimana scarsa, comprese le domeniche. Una beffa».
Ed è scettico anche Marco Paggi, avvocato dell’Asgi: «Fare una causa adesso? Meglio che niente: ma la vedo dura contestare l’illegittimità costituzionale di una circolare! Quello che ci vuole è una sorta di proroga politica ex post, ammettendo al permesso di soggiorno anche chi fa vertenza in questi giorni».
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