ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Martedì 14 Gennaio 2003 |
di MARCO CONTI DIETRO LE QUINTE
Spiazzato il partito degli avvocati
pesa anche la prudenza di An
ROMA - «Relazione serena ed equilibrata». Il duetto intonato ieri da premier e vicepremier che con le stesse cautissime parole hanno commentato la relazione del procuratore generale, rimedia in parte agli affondi dei vari responsabili giustizia della Casa delle libertà. I commenti di Giuseppe Gargani e Gaetano Pecorella e dei molti avvocati eletti in FI che a botta calda hanno di fatto bocciato la relazione di Francesco Favara, stridono infatti non poco con i toni soft usati nei meditati comunicati stampa diffusi dagli uffici del presidente del Consiglio e del ministro della Giustizia qualche ora dopo la cerimonia al Palazzaccio. Tutta colpa, o forse merito, della strategia messa in atto da palazzo Chigi d’intesa con il Guardasigilli di non rilasciare, come invece accadde l’anno scorso, dichiarazioni all’impronta e di concordare insieme una più meditata linea comune dopo il discorso. A sorvegliare l’incontinenza verbale del presidente del Consiglio ha pensato Gianni Letta che a cerimonia conclusa ha letteralmente sollevato il premier impedendogli persino di confrontarsi con un paio di parlamentari forzisti che si erano fatti sotto. Il ministro Castelli si è invece dileguato in compagnia del presidente della Repubblica e probabilmente deve essere stato tra i primi a raccogliere la soddisfazione del capo dello Stato per le parole pronunciate dal procuratore generale. E’ poi bastata una telefonata al Quirinale fatta da palazzo Chigi per avere la conferma dell’apprezzamento del Colle per la relazione di Favara e aggiustare quindi anche l’"umore" del governo in modo da continuare nella strada dell’appeasement e dei toni soft inaugurata ad inizio anno che serve anche a non far saltare quel filo di dialogo sulle riforme che si è avviato con l’opposizione. Il basta con le polemiche, con le barricate, con gli scontri all’arma bianca con l’opposizione, i giudici e il sindacato, è una linea che è servita anche in vista delle due ore di colloquio che in serata hanno avuto Ciampi e Berlusconi. Una strategia che piace molto ad An specie quando si toccano i temi legati alla giustizia. Resta ora da vedere quali fatti seguiranno ai commenti morbidi di ministro, premier e vicepremier. Il procuratore Favara ha infatti parlato chiaro su diversi punti che toccano concretamente il pacchetto di riforme sulla giustizia attualmente in discussione al Senato, a cominciare dalla rivendicazione dell’autonomia e indipendenza della magistratura sino alla questione della separazione delle carriere, nodo che ancora divide il centrodestra. Per non parlare del passaggio nel quale Favara ha sollecitato interventi complessivi sulla giustizia e non interventi settoriali come invece sono state le leggi sulle rogatorie, la Cirami, il falso in bilancio. Il riferimento - a pochi giorni dalla pronuncia della Cassazione che il 27 di questo mese deciderà a sezioni riunite sull’applicabilità della Cirami sul processo di Milano che vede coinvolto anche il premier - non deve essere sfuggito allo stesso Berlusconi. E’ comunque un fatto che stavolta l’apertura dell’anno giudiziario non sia diventata l’ennesima occasione di rissa. E’ forse giunto il momento, come sostiene da tempo il sottosegretario Alfredo Mantovano, «della riforma organica della giustizia, magari anche con il contributo dell’opposizione». E chissà che poi dalla giustizia non si passi ad altro. Così sperano coloro che hanno convinto Berlusconi dell’opportunità del dialogo. Un confronto che i poli potrebbero cominciare oggi al Senato discutendo di forma di governo.
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