ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:     Pag.     )
Venerdì 15 novembre 2002

di MASSIMO MARTINELLI

Il Pontefice chiede una riduzione di pena per i carcerati e il premier si dice favorevole: «Amnistia o indulto? E’ un problema secondario»

Berlusconi: «Condivido le parole del Papa»
Ma il Guardasigilli: «Da cristiano sono d’accordo, come ministro devo pensare alla sicurezza»


 

ROMA - Per Silvio Berlusconi è una specie di liberazione. Perché finalmente può uscire allo scoperto, anche se a dichiararsi favorevole all’indulto era già stato mezzo Parlamento. E in maniera assolutamente trasversale. Ma lui non aveva mai aperto bocca, impedito dal ruolo e dal timore di strumentalizzazioni politiche. Così, quando il Santo Padre ha chiesto un atto di clemenza davanti alle Camere riunite, al capo dello Stato e al governo schierato al completo, Berlusconi è stato legittimato a dire la sua: «Dal mio punto di vista e della mia forza politica, c'è sempre stata una grande apertura in tal senso, anche in considerazione del sovraffollamento delle carceri». Se poi sarà un’amnistia, un indulto oppure un provvedimento diverso, il premier dice che non è un problema. Poi aggiunge: «Credo che sia nel ruolo del Papa quello di fare un invito del genere alle forze politiche, che talvolta sembrano avere un certo timore a manifestare una doverosa e naturale apertura a sentimenti nei confronti di chi in carcere soffre di situazioni non dignitose, oltre che alla mancanza di libertà: una mancanza che dovrebbe essere l'unica privazione che lo Stato impone ai cittadini giudicati colpevoli». E ancora: «Ci può essere l'indulto? Ci può essere l'amnistia? Ora questo non è il problema. È importante considerare la reale situazione del sistema carcerario e trarne le dovute conseguenze». Poi, a cascata, parlano tutti.

Ecco il Guardasigilli Castelli, uno che si sente tirato in ballo da quel passaggio del Papa che chiede clemenza subordinandola alle garanzie di sicurezza per la gente: «Da cristiano condivido le parole del Pontefice - dice Castelli - Come ministro, da una parte devo salvaguardare la vita dei detenuti, e dall’altra tutelare anche la sicurezza e la sete di giustizia dei cittadini e questo vuol dire certezza della pena». Gli fa eco Jole Santelli, sottosegretario forzista alla Giustizia: «Le parole del Papa toccano una ferita aperta. E spingono le forze politiche ad una riflessione che non si può rinviare». Di diverso avviso Alfredo Mantovano, An, sottosegretario all’Interno: «Il seguito coerente alle parole del Pontefice sarebbe quello di varare un piano per l’edilizia carceraria. L’indulto non può essere una soluzione per tutelare la dignità dei detenuti». Dello stesso parere il togato del Csm Ernesto Aghina, di Md. Sul fronte del «no» è schierato anche il leghista Cè, capogruppo alla Camera: «Noi del Carroccio restiamo contrari a provvedimenti generalizzati come indulto e amnistia, anche se le parole del Papa devono indurci a riflettere perché si intervenga rapidamente per rendere le carceri più umane».

Da sinistra il plauso è quasi generale, anche se Armando Cossutta aveva già fatto sapere che non sarebbe andato e Piero Fassino invita a «non commentare le parole del Papa ma a meditare». Per Franceschini, coordinatore della Margherita, sarebbe sbagliato «tirare il Papa dentro il dibattito politico»; mentre Francesco Rutelli parla di «pagina storica di libertà» e di «messaggio di grande forza spirituale e al tempo stesso l’indicazione della separazione e della laicità della politica». Guido Calvi pensa anche ad una amnistia, mentre per Giovanni Kessler, anche lui senatore Ds, è necessaria una proposta complessiva e organica. In ogni caso, ricorda Carlo Taormina (Forza Italia) «A giudicare dagli applausi, in Parlamento c’è la maggioranza a favore dell’indulto». I più concreti sono Giuliano Pisapia ed Enrico Buemi, dello Sdi: «La sollecitazione del Papa trova una pratica risposta nella proposta di legge che abbiamo presentato alla Camera.

Mercoledì comincerà la discussione in Commissione Giustizia e potremo verificare se esistono uomini di buona volontà». Proposte concrete anche dal senatore forzista Mario Greco, magistrato ed ex componente della Commissione Giustizia: in cinque articoli ha già licenziato un testo per concedere l’indulto «revocabile», qualora chi ne beneficia commetta un nuovo reato. Intanto, dal carcere di Pisa, Adriano Sofri ha commentato con il solito equilibrio; «I detenuti, che hanno tante fedi diverse e tanta comune disperazione, aspettavano una parola che facesse eco allo squillo di tromba giubilare e alla sua promessa di liberazione. La parola è venuta. È stata molto applaudita dal Parlamento italiano riunito. E molto applaudita anche nelle celle delle galere».


vedi i precedenti interventi