ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Primo Piano Pag. 2 ) |
Sabato 17 Maggio 2003 |
di VIRMAN CUSENZA
Con le toghe guerra senza fine
Tribunale andrà a sentenza. A Berlusconi sono concessi i supplementari. Ma il clima sugli spalti è arroventato. Rullano i tamburi della guerra infinita con le toghe. Il premier gronda irritazione per gli effetti di quello che i suoi legali definiscono l’ennesima applicazione del “rito ambrosiano". Facile prevedere che il percorso giudiziario della vicenda sarà scandito da forti contraccolpi politici. Berlusconi avverte che d’ora in poi non gli si potranno chiedere toni misurati e annuncia accuse pesantissime nelle prossime udienze. In Forza Italia pronosticano siluri per Prodi. Comunque sia, l’iter ipotizzato da Palazzo Chigi è costellato di mine. La prima è l’eventuale condanna di Previti che avrebbe inevitabili riflessi politici negativi per lo stesso Berlusconi, a poche settimane dal semestre di presidenza italiana della Ue. La seconda è che lo stralcio della sua posizione di imputato di fatto non arresta la macchina processuale, marciando seppure lentamente verso una sentenza. Pertanto, la legge congela processi (più nota come lodo Maccanico) resta necessaria per allontanare macigni dalla testa del primo ministro. Il quadro è di quelli che fanno definire ad un ex magistrato di An, come il sottosegretario Mantovano, «lo stralcio un anticipo per via giudiziaria del lodo Maccanico alle condizioni del tribunale di Milano». E in effetti il problema si porrà molto presto. La maggioranza spinge per approvare la norma congela processi per le alte cariche al più presto, disinnescando così la "bomba ad orologeria" per il premier. L’opposizione, invece, plaude alla decisione dei giudici milanesi e ritiene a questo punto assai meno urgente il via libera al lodo Maccanico. Insomma, si affilano già le armi per il dopo amministrative. Quando bisognerà metter mano alle norme. Una data è già destinata a scatenare grosse polemiche. Il tribunale della Sme ha fissato infatti per il 23 maggio, antivigilia delle elezioni locali, la requisitoria dei pubblici ministeri. E a nessuno sfugge che la richiesta di condanna per Previti e gli altri imputati non suonerà per il partito del premier come un bel viatico elettorale. D’altro canto, per quello stesso giorno, Berlusconi aveva assicurato la sua presenza in aula a Milano per dichiarazioni spontanee. E perciò non erano mancate dall’opposizione le critiche per un possibile “comizio di chiusura". Come si vede, da qualsiasi parte lo si giri, il processo milanese è destinato a restare il pomo della discordia nel dibattito politico. A questo si aggiunge anche la recente chiamata in causa di Romano Prodi da parte del premier. Che sembra intenzionato a rincarare la dose forse addirittura lunedì prossimo. Il duello è complicato dalla già complicata convivenza durante il semestre Ue. Ma dovrà tenere conto di una novità. L’accelerazione verso le elezioni anticipate, che subito dopo la sentenza Imi-Sir, era sembrata l’asso nella manica di Berlusconi, perde quota. Il Cavaliere sembra intenzionato a completare la sua opera di governo, ma prima sarà indispensabile dotarsi dello scudo processuale. Senza tralasciare una riforma forte dell’immunità. Su questa strada, come alla vigilia di ogni guerra che si rispetti, chiede una prova di fedeltà agli alleati preoccupati dallo scontro infinito con i magistrati. Altrimenti tornerà in campo lo spauracchio delle urne.
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