ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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IL MESSAGGERO (Sezione: Pag.   ) |
Giovedì 17 ottobre 2002 |
di MARIO COFFARO
Firenze, De Gennaro mette in guardia:
«I gruppi stranieri sono un rischio»
ROMA - Per quest’anno una quota massima di 20.500 persone potrà essere ammessa in Italia «per motivi di lavoro autonomo», «altamente qualificato», «subordinato» o «stagionale». Il presidente Berlusconi ha firmato il decreto flussi in pratica così come suggerito dal sottosegretario all’Interno Mantovano. È prevalso il buon senso sulle proteste della Lega, e così la «necessaria valvola di sfogo» predisposta dal governo consentirà di affrontare meglio la pressione sui confini in uno spirito di «collaborazione» con i Paesi (Maghreb, Albania, Asia) disposti a «controllare» i flussi migratori verso l’Italia. Una parte degli ingressi legali sarà, infatti, destinata ai paesi che hanno sottoscritto specifici accordi di cooperazione con l'Italia. Non si rischierà più di sbattere fuori alle frontiere professori emeriti invitati a lavorare nelle Università italiane perché le quote sono chiuse. «Per l'anno 2002 - si legge nel primo articolo del decreto - sono ammessi in Italia, per motivi di lavoro autonomo entro una quota massima di 2.000 persone, i cittadini stranieri non comunitari residenti all'estero, con l'esclusione di quelli provenienti dai paesi previsti dagli articoli 3 e 4 del presente decreto, appartenenti alle categorie di seguito elencate: ricercatori, imprenditori che svolgono attività di interesse per l'economia nazionale; liberi professionisti, collaboratori coordinati e continuativi, soci e amministratori di società non cooperative, artisti di chiara fama internazionale e di alta qualificazione professionale ingaggiati da enti pubblici e privati. All'interno di tale quota non sono ammesse le conversioni di permessi di soggiorno per motivi di studio in permessi di soggiorno per lavoro autonomo». L'articolo due del decreto ammette in Italia «per motivi di lavoro subordinato altamente qualificato i cittadini stranieri non comunitari residenti all'estero, con l'esclusione di quelli provenienti dai paesi previsti dagli articoli 3 e 4 del presente decreto, appartenenti alla categoria dei dirigenti, entro una quota massima di 500 persone». Il via libera ai flussi risolve anche la questione degli italo-argentini posta con forza dalla Regione Veneto. Infatti, sempre per quest'anno, in base all'articolo tre, «sono ammessi per motivi di lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e di lavoro autonomo, lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza, residenti in Argentina, che chiedano di essere inseriti in un apposito elenco, costituito presso le rappresentanze diplomatiche e consolari italiane in Argentina, contenente le qualifiche professionali dei lavoratori stessi, entro una quota massima di quattromila persone». Per i lavoratori stagionali subordinati, anche questi chiesti dal Veneto, e da altre regioni del Sud, è stata riservata una quota «ai cittadini di paesi che hanno sottoscritto specifici accordi di cooperazione in materia migratoria». Al massimo diecimila persone, così ripartite: tremila cittadini albanesi, duemila tunisini, duemila marocchini, mille egiziani, 500 nigeriani, 500 moldavi, mille dello Sri Lanka. L’ultimo articolo del decreto riguarda gli stagionali di altri paesi e ammette in Italia «per motivi di lavoro stagionale i cittadini non comunitari residenti all'estero entro una quota massima di quattromila persone». Intanto a Viterbo il Tribunale ha accolto una eccezione di illegittimità costituzionale e rimesso in libertà un tunisino, Glasi Tiad ,30 anni, concedendo però il nulla osta all’espulsione, che era stato arrestato per non aver ottemperato all’ordine del questore di lasciare l'Italia entro cinque giorni. Il provvedimento, ora sospeso, non è ricorribile secondo la legge Bossi-Fini, ma secondo il Tribunale lede il diritto alla difesa dello straniero.
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