ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Sabato 17 Luglio 2004

di CORRADO GIUSTINIANI

 

 Clandestini, Lega contro Pisanu: slitta il decreto

Fumata nera in consiglio dei ministri. Rinviate ad agosto le modifiche alla Bossi-Fini


 

ROMA - Doveva essere il decreto «salva Bossi-Fini». Pronto a ricostruire uno dei due architravi della legge, appena mandato in frantumi dalla Corte costituzionale, con sentenza largamente annunciata e già pronta prima delle elezioni di giugno. L’architrave della disciplina delle espulsioni (l’altro è quello del “contratto di soggiorno”), con l’arresto in flagranza per chi dopo cinque giorni dall’ordine del Questore non avesse abbandonato il territorio nazionale (misura che la Consulta ha definito non solo illegittima, ma addirittura «irragionevole») e con la convalida del giudice che poteva essere ottenuta ad espulsione avvenuta, senza alcuna tutela per la persona colpita.

Ma in Consiglio dei ministri c’è stata fumata nera, a dispetto di quanto assicurato il giorno prima dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Colpa dell’issata di scudi della Lega Nord, con il ministro della Giustizia Roberto Castelli e del Welfare Roberto Maroni che vorrebbero «costituzionalizzare» e cioè inserire nella nostra Carta i principi della Bossi-Fini e forse riproporre il reato di presenza clandestina sul territorio nazionale, al quale lo stesso Bossi si era convinto a rinunciare, per colpire, come la legge ha poi fatto, solo i clandestini recidivi. Il comunicato emesso da Palazzo Chigi al termine della riunione di governo, racconta la storia in un altro modo. Il decreto legge ci sarà, ma la sua approvazione «avverrà tenendo conto del lavoro e del calendario del Parlamento e dei tempi che ne possano agevolare la sicura e tempestiva approvazione». Il governo, insomma, approverebbe la misura solo nelle prossime settimane, e comunque entro agosto, perché i 60 giorni utili per la conversione non vengano in parte mangiati dalle ferie. Resta il fatto che la permanenza in un limbo in cui le vecchie norme sono state abrogate e le nuove non ci sono ancora è altrettanto grave, forse più, di un decreto che decada. Le forze dell’ordine, in particolare, «sono nella confusione più totale» secondo il sindacato di polizia Uilps, e invocano «direttive chiare e immediate» sui comportamenti da tenere da oggi in poi.

Da una nota congiunta Pisanu-Fini, si comprende bene, però, che il ministro dell’Interno e il leader di An, si adegueranno alle indicazioni della Corte. In particolare «la convalida del magistrato deve avvenire prima dell’espulsione, mentre la legge Bossi-Fini consentiva che potesse avvenire anche dopo». Nella stessa nota i due esponenti politici fanno osservare che la Turco-Napolitano prevedeva espulsioni immediate senza convalida. Quanto all’arresto, An, attraverso il sottosegretario Alfredo Mantovano, chiede che la permamenza in clandestinità venga punita con quattro anni, e non più uno, in modo da impedire il paradosso che il giudice scarceri perché l’arresto è impensabile per un reato contravvenzionale. In alternativa, la reclusione potrebbe essere prevista in alcuni casi di particolare pericolosità. All’interno del governo ci si è accordati sull’apertura di «un tavolo di approfondimento» per dirla con il ministro Castelli, mentre i Ds, con Livia Turco e Giulio Calvisi, responsabile immigrazione, sottolineano che «questo governo non ha una politica sull’immigrazione: i regolamenti della stessa Bossi-Fini non esistono e gli accordi bilaterali sono ancora quelli firmati dal centro-sinistra».


    

 

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