ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione: Politica    Pag.     )
Lunedì 18 novembre 2002

di ALBERTO GENTILI

L’INTERVISTA

Mantovano: piuttosto costruiamo altre carceri
«La destra non ci sta, i guai del sovraffollamento non si risolvono riducendo la sicurezza dei cittadini»


 

ROMA - Onorevole Alfredo Mantovano, oggi a Montecitorio prime prove tecniche di clemenza. An voterà a favore della proposta-Boato per ridurre il quorum di due-terzi necessario all’approvazione delle leggi di amnistia e indulto?
«No, siamo contrari. Questa proposta riporterebbe gli orologi indietro al 1992 ed è strumentale ai provvedimenti di clemenza».

L’appello del Papa non vi ha ammorbiditi neppure un po’?
«Il Pontefice è partito da un dato che non può preoccupare tutti: il sovraffollamento degli istituti di pena e le condizioni nelle carceri lesive della dignità dei detenuti».

E propone una riduzione della pena...
«Già, ma il Papa suggerisce un atto di clemenza facendo salve di condizioni di sicurezza dei cittadini. Ed è per questo che bisogna cominciare con due domane. La prima: l’indulto è uno strumento inidoneo a risolvere per un tempo apprezzabile il problema del sovraffollamento delle carceri? La seconda domanda: l’indulto è adatto a garantire le esigenze di sicurezza dei cittadini?».

Le risposte?
«Beh, l’esperienza insegna in modo chiaro e inconfutabile che certamente le carceri si svuotano. E che si svuotano per un periodo variabile tra gli otto mesi e un anno. Dopo di che, però, si riempiono esattamente come prima. Se non peggio. Conclusione: l’indulto non risolve, se non per un periodo assolutamente limitato, i problemi di sovraffollamento».

L’impatto sul fronte della sicurezza?
«Negativo, naturalmente. In passato, ogni volta che è stato varato un indulto si è verificato un incremento dei reati. E questi reati sono commessi soprattutto dai recidivi. Da chi è uscito, insomma, prima dal carcere».

Con i "no" però non si risolve il problema.
«E noi non ci limitiamo ai "no". Ma il ragionamento deve avvenire su dati esatti: la popolazione carceraria italiana (57mila unità) è, in relazione alla popolazione residente, la più bassa al mondo. Ciò significa che non è vero che ci sono troppi detenuti, ma che ci sono poche carceri (la capacità è appena 41-42mila posti). Ebbene, il ministro della Giustizia ha detto che il sistema può reggere fino a trenta mesi. Dunque, ed ecco la proposta, in questa legge finanziaria si deve varare un piano straordinario per gli istituti di pena, in modo da avere i primi risultati accettabili prima della scadenza dei trenta mesi. In più, seguendo le orme dell’accordo stretto dal ministero della Giustizia con l’Albania, si devono rimandare in patria i cittadini dei Paesi extra-europei detenuti. Non si tratta di piccole cifre, basta pensare che a Tirana verranno "restituiti" circa mille detenuti».

Insomma: "più carceri e a casa i detenuti extracomunitari". Forse però dimentica che il ministro dell’Economia, Tremonti, ha sempre risposto picche a Castelli quando è andato a battere cassa per costruire nuove prigioni?
«Non lo dimentico. Ma penso che, dopo l’intervento del Papa, serva un supplemento di riflessione anche per governo e per il ministro dell’Economia».

E An non deve riflettere? Berlusconi e l’Udc hanno già detto sì all’indulto. E la Lega è per l’amnistia.
«In una coalizione le forze politiche non possono parlare tutte lo stesso linguaggio, altrimenti ci troveremmo di fronte a un partito unico. E la nostra è una posizione fondata sulla ragionevolezza: se passasse l’indulto, perfino chi ha commesso un "tentato omicidio a mano armata" - tra attenuanti generiche e rito abbreviato - godrebbe della sospensione automatica dell’esecuzione della pena grazie al combinato disposto delle leggi Gozzini-Simeone. Conclusione, con l’indulto l’autore di un reato così grave non farebbe neppure un giorno di galera. Se qualcuno ci dice che questo va bene, ne prendiamo atto. Ma a noi non sta bene».


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