ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: CRONCA DI ROMA Pag. ) |
Giovedì 20 Marzo 2003 |
di DAVIDE DESARIO
L’ASSESSORE
Hanno trentaquattro e trentadue anni. Si chiamano Chichiu Mihai e Iordache Decibal. E fino a martedì erano i rappresentanti ufficiali della comunità romena del campo nomadi a Tor Bella Monaca. Avevano anche un bel tesserino rilasciatogli dall’ufficio speciale Immigrazione del Comune. Ieri all’alba, però, i vigili urbani del III gruppo li hanno arrestati con l’accusa di estorsione, minacce e sfruttamento dell’immigrazione. Con coltelli e mazze terrorizzavano i loro connazionali che hanno trovato rifugio nei campi nomadi di via di Salone, di via Salaria, di Villa Troili e della Muratella: pretendendo mille euro per una baracca e 30 al giorno da bambini e genitori che obbligavano a chiedere la carità per le strade di Roma. A guardarli in faccia, mentre escono dalla sede della Municipale del comando di via Goito, non sembrano così terribili. E invece sono loro le prime due persone a finire in manette in seguito alle indagini sui campi rom della Capitale: un’inchiesta avviata alla fine di agosto dagli uomini del comandante Antonio Di Maggio e coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Amato sul racket degli alloggi e sullo sfruttamento delle elemosine. In questi mesi, con pazienza certosina, gli investigatori hanno convinto una quindicina di vittime a raccontare le loro terribili storia. Famiglie fuggite dalla loro terribile situazione in Romania che sono rimaste vittime di un’organizzazione che li ha letteralmente schiavizzati: c’è chi è stato costretto a pagare 800 euro per continuare a passare la notte, con la sua famiglia, nel area di Tor Bella Monaca, chi non ha potuto pagare ed è stato picchiato e cacciato, chi non avendo il denaro è stato obbligato a pagare una tangente quotidiana sulle elemosine. I due arrestati non solo sono stati riconosciuti da molte delle vittime ma ad incastrarli ci sono anche numerose intercettazioni telefoniche. Così, proprio nello stesso giorno in cui il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ha annunciato misure più pesanti contro chi sfrutta l’accattonaggio, il giudice per le Indagini Preliminari Andrea Vardaro ha emesso nei confronti dei due “boss" romeni un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il blitz è scattato ieri all’alba e ha permesso ai vigili urbani di via Goito di sequestrare anche coltelli e mazze utilizzate per le minacce e le aggressioni. E’ evidente, però, che Chichiu Mihai e Iordache Decibal sono solo i due elementi terminali di un’organizzazione ben più vasta. Che può contare su uomini in Romania e quasi certamente anche in Italia. Ed è per questo che le indagini non si sono concluse. Anzi, proprio nelle prossime ore ci potrebbero essere clamorosi risvolti. Sulla questione è subito intervenuta Alleanza Nazionale: «Speriamo che ora il Comune apra gli occhi - commenta Vincenzo Piso - e faccia una seria verifica sui suoi progetti».
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