ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Lunedì 23 Giugno 2003 |
di ANTONIO DE FLORIO
Decreto da 20 mila ingressi per fermare gli sbarchi
ROMA - Sul maremoto degli sbarchi dei clandestini in Sicilia arriva il decreto del ministero del Welfare, diretto dal leghista Maroni, che consentirà ad altri 19.500 immigrati di accedere nel nostro Paese per il 2003 con un contratto di lavoro. Il quaranta per cento saranno lavoratori stagionali. Il provvedimento ricalca il decreto dell’anno precedente e quello del 2001 che fissava nella quota di 80.000 arrivi, di cui più di 60.000 sono stagionali, il tetto massimo di extracomunitari da impiegare in Italia. Il decreto Maroni, in via di pubblicazione, copre appena il 10 per cento delle richieste degli industriali, in particolare del Nord-Est, che per quest’anno avevano sollecitato per lo meno duecentomila extracomunitari da assumere nelle proprie aziende. Le quote di immigrati da far entrare sono un’ottima merce di scambio negli accordi bilaterali con i Paesi di partenza o di transito delle ”carrette” cariche di clandestini. A paesi come la Tunisia, o un tempo come l’Albania, si dice: se voi impedite la partenza delle ”navi della disperazione” avrete in cambio una quota annuale di ingressi, aiuti economici e mezzi per vigilare le vostre coste. Questo modello ha funzionato benissimo con il governo di Tirana: dall’Albania praticamente da più di un anno non parte più nemmeno un gommone con destinazione Italia. Maurizio Silveri, direttore generale del Welfare, spiega: «Il provvedimento prevede un diritto di prelazione per gli immigrati formati nel paese di origine. Come stabilisce la legge, regioni, province e associazioni potranno presentare al ministero del Welfare progetti per l’attuazione dei corsi di formazione all’estero. I soggetti promotori dovranno essere italiani, ma gli immigrati che parteciparanno ai corsi avranno la quasi certezza di poter entrare in Italia». Ma sarà sufficiente a fermare gli sbarchi? «i rendo conto che la quota di 19.500 ingressi - dice il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano - che si somma ai 60.000 stagionali già ammessi per quest’anno è piuttosto modesta. Ma purtroppo non è stato ancora varato il decreto di programmazione triennale, che ritengo ancora più importante dei regolamenti attuativi, con il quale la ”Bossi-Fini” programma i flussi sul lungo periodo. In assenza di questo provvedimento quadro, il limite massimo annuale è quello dell’anno precedente». L’aumento degli sbarchi nell’ultimo mese e l’allentamento dei controlli nei paesi d’origine - le carrette non partono solo dalla Libia ma anche dalla Tunisia - sono una forma di pressione per l’allargamento delle quote di ingresso? Il sottosegretario Mantovano si ferma un attimo e poi risponde: «È un’ipotesi tutt’altro che infondata. La pressione dei paesi d’origine è fortissima. Noi continuiamo a perseguire gli accordi bilaterali. Gli accordi di riammissione finora firmati dal nostro governo sono sei e non tre, come sostiene l’opposizione. Loro ne hanno firmati una ventina, ma noi li abbiamo applicati. Ora è sicuramente meglio che gli accordi siano promossi dall’Unione europea che ha un peso specifico maggiore». Sul fronte dell’opposizione il decreto Maroni è visto come il fumo negli occhi. «È assolutamente ridicolo - attacca Giulio Calvisi, responsabile delle politiche migratorie per i Ds - offrire ai paesi che sono pressati da un’enorme massa di disperati 19.500 ingressi di cui 8.000 riguardano soltanto lavoratori stagionali. Tra l’altro il governo Berlusconi si è accorto un po’ tardi dell’importanza degli accordi bilaterali: ora non sa che pesci prendere». Al Viminale sostengono che mancando il decreto triennale non è possibile allargare le quote... «Temo sia una scusa - replica Calvisi - che copre le profonde difficoltà in cui si dibatte il governo. Da una parte c’è la posizione più che ragionevole del ministro Pisanu e dall’altra la rozzezza dei leghisti che invocano le cannonate. Un decreto per ampliare le quote, chiesto fortemente dagli industriali, può essere tranquillamente emanato». Giovedì scorso è stato firmato il primo decreto attuativo della ”Bossi-Fini”, mentre sono ancora in cantiere altri due decreti e quattro regolamenti. Il decreto per il contrasto in mare dell'immigrazione clandestina è un provvedimento interministeriale (Interno, Difesa, Economia e Infrastrutture) che affida la vigilanza in acque d'altura alla Marina militare, l'attività ispettiva alla Guardia di finanza e il soccorso in mare alle Capitanerie di porto. Il tutto sotto il coordinamento della Direzione centrale dell'immigrazione e delle polizie di frontiera del Dipartimento di pubblica sicurezza. Perché diventi operativo, manca l'ok proprio sul decreto che istituisce la Direzione centrale e nomina il coordinatore.
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