ALFREDO
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Domenica 25 Luglio 2004 |
di MARIO AJELLO IL CONVEGNO DEL ”TERZO TEMPO” La Russa ad An: basta lotte fratricide
ROMA Il «che fare?» di An. Mettere Fini al posto di Berlusconi? Magari. Alemanno al posto Fini? Oddio, no. Vagheggiare un nuovo Badoglio al posto di tutti quanti? Chissà. Intanto, visto che la situazione del Polo è quella che è («Un gran casino», sintetizza Buontempo), un «Terzo tempo della destra» - così s’intitola l’affollatissima riunione all’Hotel Villa Pamphili - deve cominciare con un grido di coraggio. «Non abbandoniamoci al disfattismo! La destra ci sarà anche nel 2023 e nel 4011». E’ probabile. Bisogna vedere però, tanto per fare un esempio, se il partito della destra avrà ancora le correnti oppure no. La Russa ha convocato tutti nell’albergone romano per dire «che dobbiamo smettere di dilaniarci in uno scontro fratricida». Ci riusciranno? Qui, c’è più che altro la corrente ”tatarelliana” di maggioranza, Destra Protagonista, di La Russa e Gasparri. Alemanno invece sta scalando il K2. E manca Storace che da fuori ironizza: «E’ apprezzabile che alla riunione tatarelliana manchi Salvatore Tatarella, che invece era con noi al convegno della Destra Sociale a Orvieto». E dov’è Urso, dov’è Matteoli, anche loro non di Destra Protagonista? Altrove. Presentissimi i ”non allineati”, i ”pontieri” o ”pompieri”: insomma Ronchi, Malgieri, Fiori, Mantovano, Landolfi. I quali nel gioco delle lotte fratricide («Qui ogni corrente difende i propri cretini», ammette La Russa) hanno sempre giocato poco e ora vengono soprannominati la Destra Gastronomica. Perchè ultimamente nei pranzi e nelle cene con i colleghi di partito non fanno che ripetere a tutti questo ragionamento: «Gli appelli generici delle correnti al superamento delle correnti sono un modo sottile per continuare sotto sotto a combattersi nel solito schema La Russa e Gasparri contro Storace e Alemanno o in altre varianti e sottovarianti. Bisogna invece tornare al confronto sui contenuti: così si supera lo stallo». E ciò servirebbe anche a rinsaldare la leadership di Fini. Buoni propositi e basta? I ”non allineati” vanno subito all’attacco anti-Lega sulla devolution: «Il Senato federale è un mostro!», dice Landolfi. Ronchi: «An deve assumere una nuova centralità nel Polo. Solo così si combatte il ritorno del centrismo». Ed è proprio la Balena Bianca munita di occhialoni alla Follini - «Non moriremo democristiani!», grida La Russa - lo spauracchio di questa riunione-sfogatoio. Sempre Gasparri dice che «sul premierato la pensiamo all’opposto dell’Udc» e che «il bipolarismo è minacciato». La Russa avverte che «chi vuole un bipolarismo solo fra sinistra e centro, escludendo la destra, non lo avrà mai» e poi storicizza ironicamente il problema: «Nell’antica Roma, un secolo dopo la morte di Pompeo, ancora c’erano i ”pompeisti” e in Francia, tanti decenni dopo la morte di Napoleone ancora esistevano i bonapartisiti. Oggi c’è chi, a dodici anni dalla scomparsa della Dc, si illude sulla resurrezione. Non passeranno!». Il giovane Bocchino si spinge più in là. Attacca i Poteri Forti, qui da molti considerati naturaliter Udc, e pizzicando questi rifila un pizzico (pur non nominandolo ma tutti capiscono e molti condividono) a Gianni Alemanno, il Grande Assente che i media amano considerare il pupillo della nuova Confindustria e dei gruppi economici. «I Poteri Forti - dice il vice-coordinatore di An - vogliono dividerci e cooptare qualcuno di noi!». Quello del K2? «Se è per questo - sorride Gasparri in un break - devo confessare che sul mio gommone a Marettimo sventola la bandiera della Ferrari. Me l’ha regalata Montezemolo in persona. Sono un cooptato anch’io?». Poi si fa sera, e piove la voce di Alemanno via agenzie. «Le cose più importanti - dice il ministro - vengono dette dai non allineati come Malgeri e Landolfi che hanno il coraggio di mettere in discussione molti luoghi comuni sul federalismo». Poi: «Speriamo che si stiano superando tutte quelle timidezze e quei complessi di inferiorità che tanto sono costati al nostro partito dal punto di vista elettorale e politico». Fedeltà a Fini. E quanto ai suoi ”colonnelli”: la condizione per il rilancio di An - incalza Alemanno - è che «nessuna componente voglia mantenere all' interno del partito rendite di posizione e dominii che non risultano giustificati nè dai numeri elettorali nè dalla capacità di produzione politica». Praticamente, una rasoiata.
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