ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Mercoledì 28 Aprile 2004

di FABRIZIO RIZZI

IL DIBATTITO DOPO L’INFORMATIVA

 Alla Camera è muro contro muro, volano gli insulti

Il sottosegretario Mantovano: «Se necessario altre rimozioni di blocchi». Accuse tra leghista e comunista


 

ROMA - Alla Camera volano gli insulti tra maggioranza e opposizione sulla vicenda Melfi, strenuamente difesa dal governo e dal sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, mentre l’opposizione, soprattutto con Rifondazione e Comunisti italiani, sferra un duro attacco contro le «gravi responsabilità» di Palazzo Chigi che, accusano Paolo Cento, Verdi e Alfonso Gianni, Prc, usa il bastone solo con i lavoratori» ed ha «dichiarato guerra contro una classe sociale». Malgrado l’aula sia semivuota il dibattito, che segue l’informativa di Mantovano, è accesissimo. Non mancano le tensioni. Il sottosegretario annuncia che «se necessario» ci saranno altre rimozioni dei posti di blocco, che la polizia è intervenuta «per garantire il diritto al lavoro di coloro che non hanno aderito allo sciopero» e comunque il ministro Pisanu «si è opposto e continuerà ad opporsi alla pretesa di far accedere i lavoratori dello stabilimento passando attraverso due ali di scioperanti».

Ma queste parole mandano in ebollizione la pur sparuta pattuglia di deputati. Dalla Casa delle libertà (con Blasi, Fi,Lo Presti, An, Barbieri, Udc e Galli, Lega) parte un attacco alla Fiom e alla Cgil «per la loro politicizzazione». Blasi, Fi, quando afferma che il «muro ideologico» impedisce un serio confronto e rischia di produrre «germi di violenza sociale» viene interrotto da Fausto Bertinotti, leader di Prc: «Dove li hai visti? Io c’ero». Bertinotti, in Transatlantico, dichiara anche che le tute blu sono «state indignate dalle cariche della polizia». Ma è duello tra il leghista Galli e Rizzo, Comunisti, e Adduce, Ds. Galli dice che la Fiat ha simpatizzato con i governi di Centro-sinistra dai quali ha ricevuto 220mila miliardi di lire a fondo perduto. Ad un certo punto si interrompe e si rivolge ad Adduce: «Se mi dici ancora una volta scemo ti aspetto fuori. Se hai qualcosa da dirmi, dimmela politicamente..». Galli difende la Fiat di Melfi di oggi, che non è la «Ford degli anni Venti e Trenta», è necessario lavorare di notte ma questo non è un problema (lo fanno «i panettieri 365 giorni l’anno e i correttori di bozze»). Ed accusa la sinistra: «Se fosse per voi saremmo nel blocco dei Paesi dell’Est». Si alza un brusio, Galli reagisce: «Chi è questo pistola che parla? E’ Rizzo, l’altro comunista. Mi dà del barista! Però è divertente ascoltare le cavolate che questi sparano». E se la prende con il vice-presidente.

La sinistra insorge. Adduce, Ds, afferma che la vicenda di Melfi esprime un disagio profondo «di migliaia che lavorano in condizioni impossibili» mentre Lettieri, Dl, si scaglia contro il sottosegretario Sacconi «provocatore e picchiatore politico fin dai tempi dell’articolo 18». Gianni, Prc, chiede ai deputati Cdl: «Che ne sapete voi di lavoro? Quando c’è nell’aria una seduta notturna scappate come verginelle!». Franco Giordano, Prc, fuori dall’aula: «Questo governo derubrica il conflitto sociale e manifesta intolleranza totalitaria». Ed il vescovo di Melfi, Gianfranco Todisco, esprime solidarietà agli operai: «Il lavoro serve a rispettare la dignità della persona e dei suoi diritti».


    

 

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