ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO Mercoledì 29 maggio 2002


Alla Camera

Le impronte agli immigrati: si voterà l’emendamento


 

ROMA – L’emendamento dell’Udc alla legge sull’immigrazione che prevede di prendere le impronte digitali a tutte le persone presenti in Italia, sia italiane che straniere, non sarà messo in votazione in aula alla Camera perché inammissibile. Lo ha annunciato il vicepresidente della Camera Clemente Mastella in aula, elencando come da prassi gli emendamenti su cui è caduta la scure della presidenza.

Risultano invece ammissibili gli emendamenti che chiedono di prendere le impronte ai soli stranieri, regolari o clandestini. La Bossi-Fini riguarda «esclusivamente la condizione giuridica dello straniero», mentre l’emendamento dell’Udc avrebbe modificato il decreto legislativo del 2000 sul contenuto della carta di identità elettronica. Rimangono invece ammissibili e verranno messi in votazione già oggi gli altri due emendamenti riguardanti le impronte.

Il primo, proposto dalla relatrice Isabella Bertolini, prevede che le impronte siano rilevate a tutti gli stranieri regolari al momento della richiesta del permesso di soggiorno. Il secondo emendamento, della Margherita, rende invece obbligatorio prendere le impronte agli stranieri privi di documento di identità: attualmente la legge prevede solo la possibilità del rilevamento.

L’aula della Camera ha inoltre bocciato l’emendamento dei socialisti Craxi-Milioto che introduceva, nel disegno di legge Bossi-Fini sull’immigrazione, la figura dello sponsor per far entrare gli immigrati nel nostro paese. L’emendamento all’articolo 3 prevedeva «una percentuale pari al 5% della quota d’ingresso prefissata annua per gli stranieri che entrano in Italia, su richiesta di un cittadino italiano e al fine di ricerca di lavoro, garantiti dallo stesso cittadino italiano che ne ha fatto richiesta allo sportello unico della provincia di appartenenza».

Il centrosinistra ha appoggiato la proposta di modifica di Craxi e Milioto, ed ha chiesto un’accantonamento in modo da permettere a maggioranza e governo di ponderare la richiesta, che recepiva le istanze della Confartigianato e della Confcommercio. L’accantonamento è stato respinto con 30 voti di scarto.

Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha ribadito che a suo avviso lo sponsor «è un istituto che ha fatto registrare un fallimento», motivo per il quale ne è stata prevista la soppressione. Bertolini e Mantovano hanno ricordato che questo istituto viene sostituito dalla possibilità per associazioni di imprese e enti locali e singoli imprenditori, di organizzare corsi di formazione in paesi stranieri, e quindi di ottenere una sorta di chiamata diretta.

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