ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Domenica 2 Febbraio 2003 |
di CLAUDIA TERRACINA
Immunità, An propone l’Alta Corte per toghe e politici
ROMA— Per tre ore l’esecutivo di An, riunito ieri alla parlato del rilancio della politica economica del governo. Poi, negli ultimi dieci minuti, Fini ha informato i presenti della cena notturna con i leader della Casa della libertà e Berlusconi. E ha spiegato che il progetto di riforma della giustizia di Berlusconi deve essere sostenuto con forza. Anche se per il presidente dei senatori, Domenico Nania, «le riforme sono indispensabili, ma non bastano a contrastare il progetto di alcuni spezzoni della magistratura che mirano ad abbattere il governo per via giudiziaria. Per questo, occorre una soluzione politica». E quale sia la «via politica» è presto detto. E’ tutto contenuto in un disegno di legge presentato dal presidente della commissione Giustizia del Senato, Antonio Caruso di An, nel quale si piantano solidi paletti sulla carriera politica degli ex magistrati, impedendo di candidarsi in Parlamento se non sono passati dieci anni dall’addio alla toga, e si stabilisce che il giudice non può partecipare a manifestazioni politiche, nè simpatizzare per uno schieramento. Il punto forte è però la riorganizzazione degli organi di autogoverno, che prevede che nè la magistratura, nè la classe politica possano essere giudicate «dai propri colleghi». In sostanza, è una risposta alla proposta del forzista Nitto Palma di ripristinare l’immunità parlamentare. «Che per noi deve essere reintrodotta, ferma restando l’autorizzazione a procedere - spiega Nania - purchè a giudicare il magistrato che ha sbagliato o il parlamentare accusato sia un’Alta Corte di giustizia, composta da sette magistrati e da sette componenti del Parlamento, eletti con la maggioranza qualificata dei due terzi dell’assemblea». Diverso è invece il discorso per le alte cariche istituzionali, ossia capo dello Stato, presidente della Corte costituzionale, presidente della Repubblica, presidenti delle Camere e premier. Il punto di mediazione potrebbe essere il cosiddetto "progetto Maccanico", che prevede la sospensione di qualunque procedimento nel periodo in cui si ricopre la carica istituzionale. La soluzione, auspicata per primo da Berlusconi, all’indomani del pronunciamento della Cassazione contro il trasferimento dei processi di Milano, ha già incontrato l’assenso del coordinatore della Margherita, Dario Franceschini, e pare non dispiaccia al Quirinale. «E per noi potrebbe essere una mediazione immediata e ragionevole», chiosa Nania. Ma ieri Fini ha tenuto a ribadire anche che nella magistratura ci sono alcuni settori «decisamente politicizzati», mentre la gran parte dei giudici svolge con professionalità il proprio lavoro. E’ questa la risposta a chi rimprovera ad An di aver cambiato atteggiamento nei confronti dei giudici, segnatamente di quelli della Procura di Milano, entusiasticamente appoggiati all’epoca di Mani pulite e poi "abbandonati". In sostanza, il partito di Fini sta con i giudici «che non fanno politica», mentre non ha difficoltà a stigmatizzare chi apertamente sogna «il golpe giudiziario» per rovesciare Berlusconi. «Del resto questa - fa notare il ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno - è la posizione tradizionale di An, che continuiamo a sostenere». E Nania precisa: «Basta leggere i documenti di Magistratura democratica per capire che il progetto di questi spezzoni è rovesciare a qualunque costo non solo Berlusconi, ma qualsiasi governo del centrodestra. Per questo, a tutti noi interessa bloccare questa deriva». Fini e i suoi colonnelli hanno anche preso in considerazione l’ipotesi del voto anticipato se dovesse ripetersi un blitz giudiziario come quello del ’94, pur dicendosi convinti che questa eventualità non si dovrebbe ripetere. Pare non si sia invece entrati nel merito delle riforme della giustizia che Berlusconi intende rilanciare. Si sa però che il sottosegretario Alfredo Mantovano, praticamente il massimo esperto in An per la Giustizia, ma anche Ignazio La Russa, si sono sempre detti contrari alla separazione delle carriere, propendendo nettamente per la separazione delle funzioni perchè - spiega il presidente dei senatori di An - per noi conta essenzialmente che un giudice non possa giocare ora un ruolo, ora un altro».
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