ROMA - Sottosegretario Alfredo Mantovano, il pm Tescaroli, esperto di mafia, dice che con i nuovi contratti per i ”pentiti” lo stato ammette di aver fallito. È così?
«Assolutamente no. Prima di tutto si fa un passo in avanti nella direzione della chiarezza e della trasparenza, rispetto a un sistema che sostanzailmente non cambia. Non c’è nessuna novità per i collaboratori di giustizia circa la necessità di un trasferimento in località protetta distante rispetto a quella d’origine. Ma il dottor Tescaroli non sa che per i testimoni di giustizia si stanno moltiplicando i casi di protezione nella località d’origine e viene fuori da una richiesta degli stessi interessati. Proprio a Napoli è capitato che da tempo si realizza la protezione nei confronti di un gestore di un importante stabilimento balneare di diversi ettari. È facile immaginare quanto sia costosa ma lo si fa perché lo stato deve farsi sentire».
E per i pentiti?
«Per i collaboratori è diverso perché non c’è solo un’esigenza di tutela, ma anche l’obiettivo di evitare che tornino nell’organizzazione criminale da cui sono usciti».
Un’altra obiezione che viene mossa ai nuovi contratti è che non incoraggino i mafiosi a collaborare...
«I dati dimostrano esattamente il contrario. Mentre diminuisce il numero dei collaboratori attualmente nel programma, ma questo dipende dal fatto che molti hanno scelto la capitalizzazione rispetto allo stipendio mensile, aumentano invece sia le nuove ammissioni di collaboratori che quelle di testimoni e questo avviene nelle zone a più alto tasso criminale, da Palermo a Napoli e alla Calabria ».
Allora il muro di omertà mostra qualche crepa?
«Certo. I testimoni nei primi tre anni di appli cazione della nuova legge sono triplicati rispetto al periodo precedente: 66 invece di 24».
I pentitisono in flessione ?
«In modo lieve, ma la diminuzione non riguarda le zone a maggiore rischio criminale, dove le collaborazioni sono senz’altro aumentate».