ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: POLITICA Pag. ) |
lunedì 5 giugno 2006 |
di MASSIMO MARTINELLI
L’inchiesta / Resta ancora acceso il dibattito politico tra maggioranza e opposizione. Lega e An contrarie a qualsiasi provvedimento di clemenza Con l’indulto 18 mila detenuti fuori dalle celle Gli esperti: allo studio uno sconto di pena tra i due e i tre anni. Così le carceri torneranno alla normalità
ROMA - Facendo due conti, potrebbe essere la quadratura del cerchio. O meglio, la soluzione del problema delle carceri. Con l’indulto, s’intende. Perché a sentire le indiscrezioni che trapelano dal ministero della Giustizia, la portata del provvedimento potrebbe essere tale da pareggiare un conto che da troppi anni si porta davant il segno ”meno”. Vediamo come: la popolazione dei detenuti italiani è di circa 61mila persone, stipate in celle costruite tanti anni fa per ospitarne al massimo 43mila di detenuti. Significa che nei 205 penitenziari italiani ci sono 18mila persone di troppo, che rendono ancora più punitiva la detenzione in carcere. E 18mila sarebbero i condannati in via definitiva che potrebbero usufruire dell’indulto, qualora i tecnici del ministero dovessero decidere di fissare a due anni anni il periodo di pena residuo che potrebbe essere cancellato. E l’indicazione sembra essere proprio questa, anche perchè è la stessa che era contenuta nella proposta di legge che fino a pochi mesi fa era in discussione in Parlamento. Addirittura, aveva annunciato il presidente di Antigone Patrizio Gonnella, se l’indulto avesse rimesso in libertà tutti quelli che dovevano scontare ancora tre anni, i detenuti interessati sarebbero stati 23mila. Ma sarebebro state cifre da fantascienza. Tuttavia occorre tenere conto di alcune limitazioni; il testo sull’indulto che è fermo in Parlamento (e che potrebbe essere adottato come piattaforma per il nuovo provvedimento), prevede che il beneficio non possa essere concesso ai recidivi e ai delinquenti abituali, e a chi ha commesso reati particolarmente gravi. In tutto sarebbero alcune migliaia di persone, da sottrarre alla cifra dei 18mila beneficiari iniziali. Diverso il discorso sui possibili beneficiari dell’amnistia. La valutazione va fatta in termini di diminuzione dei processi in corso, perché a differenza dell’indulto che cancella la pena, il provvedimento di amnistia cancella il reato commesso, rendendo inutile il processo. In attesa che il Parlamento riscriva una nuova bozza di legge, l’unico punto di riferimento è rappresentato dalle proposte di legge ferme da anni: più o meno tutte dicono che a usufruire del beneficio sarebbero gli imputati per reati per i quali è prevista una pena massima di quattro anni, come il furto semplice, il danneggiamento e la truffa semplice. Anche in questo caso, la legge imporrebbe delle limitazioni, come quelle annunciate due giorni fa dal ministro Guardasigilli Mastella per i reati di pedofilia e di mafia, o come quelle previste dalle leggi mai approvate. Sul tema, intanto, prosegue il dibattito politico. La Lega e una parte consistente di An sono contrari a qualsiasi tipo di provvedimento di clemenza. Lo ha ribadito ieri Alfredo Mantovano, An, ex sottosegretario all’Interno: «Dalle riserve che vari esponenti del governo e della maggioranza stanno ponendo all'ipotesi di amnistia avanzata da Mastella emerge con chiarezza che non sarà possibile neanche avvicinarsi alla soglia dei 2/3 dei voti del Parlamento». Per questo, secondo Mantovano, «l'insistenza del ministro della Giustizia è da irresponsabile: oggi si alimentano attese e illusioni nella popolazione dei detenuti; domani chi e come gestirà la loro delusione, la loro protesta e le loro immaginabili rivolte?». La stessa preoccupazione ce l’ha Margherita Boniver, ex sottosegretario agli Esteri: «E’ importante non giocare con le speranze dei detenuti condannati per reati minori che potrebbero esserne i beneficiari, perché ciò sarebbe vergognoso». E Gennaro Migliore, presidente del gruppo di di Rifondazione Comunista alla Camera chiede «che si definisca, dalla prossima conferenza dei capigruppo, un calendario dei lavori che preveda la discussione su amnistia e indulto».
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