di MARIO COFFARO
Mantovano (An): riforme necessarie. La giustizia politica? Riguarda solo pochi giudici
«Dialogo con le toghe indispensabile»
ROMA«Lo scontro tra politica e magistratura è nocivo per il Paese e non può continuare. Il dialogo con la magistratura è indispensabile»: così la pensa il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, di Alleanza nazionale. «Non da oggi», sottolinea, ma anche quando era all’opposizione.
Ma la polemica fuori e dentro il Parlamento è stata ed è asperrima?
«È emerso con assoluta chiarezza che il caso Taormina non era la causa del dibattito ma il “casus", l’occasione. La causa sono i problemi della giustizia. Alla fine di questi due giorni di dibattito al Senato, di polemiche, emergono i problemi irrisolti della questione giustizia, come Alleanza nazionale ha sempre detto. Occorre tornare al messaggio del Capo dello Stato, torniamo ad esaminare i problemi nella loro oggettività, cercando il dialogo e il confronto non lo scontro».
Ma è vero che An non era d’accordo con quanto ha detto martedì in Senato il ministro Castelli? «Ma no. È chiaro che ognuno ha il suo stile, ma non creiamo altri casi. Stiamo ai dati oggettivi. Uno è quello dei problemi della giustizia da risolvere. L’altro è quello della strumentalizzazione della giurisdizione per fini politici che appartiene certo ad una cerchia ristretta di magistrati, ma non si può negare. Quando il presidente dell’Anm con l’intera giunta si dimette dicendo “è impossibile accettare l’accusa di un uso politico della giurisdizione", allora dovrebbe rispondere ad alcune domande»
Quali, faccia qualche esempio? «La notifica dell’avviso di garanzia alla conferenza sulla lotta internazionale al crimine organizzato al presidente del Consiglio di allora, ed oggi di nuovo in carica, era un atto strettamente necessario al procedimento che si stava avviando, oppure rappresenta un caso di uso politico della giurisdizione? L’animato e lungo dibattito, che si è svolto nel ’95, in seno al Csm sul possesso da parte di Berlusconi delle reti televisive, che non aveva una stretta attinenza con i compiti costituzionali dell’organo di autogoverno della magistratura, rappresenta un esercizio dialettico fine a se stesso o è un esempio di invasione di campo in politica? Non sto parlando delle dichiarazioni dei magistrati, su cui c’è un’ampia antologia, ma di atti ufficiali. Perciò mi sembra strano che da parte dell’Anm non se ne prenda atto».
Quindi ci vuole una commissione parlamentare sull’uso politico della giustizia?
«Non è necessaria nessuna commissione sull’uso politico della giustizia, perché gli italiani ne hanno preso atto con grande evidenza. Al punto che il 13 maggio la pendenza di alcuni giudizi sul capo della coalizione, non solo non ha influito negativamente, ma è stata letta dagli elettori in modo diverso».
Cosa bisogna fare ora ?
«An dice che bisogna passare subito ad esaminare le soluzioni più adeguate per risolvere i problemi reali della giustizia per i cittadini. Esaminiamoli, come esorta Ciampi, attorno a un tavolo con l’Anm, l’Avvocatura, il Governo e l’Opposizione e verifichiamo le soluzioni. Fissando una gerarchia delle priorità: l’efficienza della giurisdizione in primo luogo. Tutti ci dobbiamo chiedere se è possibile che sia nel civile che nel penale le sentenze arrivino con anni e anni di ritardo».
Qual è un altro obiettivo qualificante per An?
«È importante anche l’effettività della pena. In commissione giustizia alla Camera noi non siamo del tutto d’accordo con la proposta di Forza Italia di abolire qualsiasi limite ai reati per cui è ammesso patteggiare».
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