ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Giovedì 6 Maggio 2004 |
di ALESSANDRA LANCIA Teatro Flavio pieno per il vice premier che ha presentato la nuova normativa sulla droga Don Gelmini ruba la scena a Fini
L’assalto al vice premier scatta non appena Gianfranco Fini apre lo sportello della Bmw scura di ordinanza: più rapidi ancora di fotografi e cameramen sono Guglielmo Rositani e Giggi Ciaramelletti e con loro colonnelli e graduati di An. Scavalcato da destra e da sinistra, chi resta maledettamente indietro è Antonio Cicchetti: «Sono un solitario, io», sibila sotto i portici del Comune il candidato presidente della Provincia della Casa delle Libertà. «Lascio volentieri la prima fila alle ragazze coccodé ». Il primo faccia a faccia invece è con gli operai della Torda, in attesa in piazza con il loro bravo striscione: «L’ho letto, l’ho letto - assicura Fini - ma siete un’azienda privata e il Governo non può certo comprare aziende decotte. Posso però dirvi che in seno al Ministero delle Attività produttive si sta lavorando alla ricerca di un possibile compratore». «Sul punto - interviene Rositani - siamo moderatamente ottimisti». Più difficile da pelare la gatta Alcatel: «E’ una multinazionale a prevalente capitale francese - ricorda il vice premier - quello che posso dire è che abbiamo buone speranze di averli ad un tavolo di incontro. Quanto al risultato, ogni previsione è fuori luogo». Operai e sindacalisti, ospitati nell’ufficio del sindaco Emili, ringraziano e salutano. Tocca poi ai cronisti, arrivati anche loro da Roma: il taglio all’Irpef, la vertenza Alitalia, il caso Melfi, la buriana alla Rai. Fini risponde, bacchetta, ridacchia. Succede alla domanda facile facile dei reatini: cosa ne pensa della candidatura di Antonio Cicchetti alla presidenza della Provincia? «Ma tutto il bene possibile, ovvio. Cicchetti ha ben operato come sindaco e bene opererà come presidente della Provincia. Non c’è bisogno che io garantisca per lui: il suo buon governo della città garantisce benissimo per lui». Punto. Si vola al Flavio - dove aspettano, tra gli altri Alfredo Mantovano e Nicola Carlesi, capo del nuovo dipartimento per la lotta alle droghe istituito presso la presidenza del Consiglio - e lì la platea è già caldissima: difficile rimanere impassibili con don Gelmini sul palcoscenico che parla della sua avventura di prete antidroga e di quella che attende Fini, paladino di una nuova legge «che finalmente smaschera una vergognosa bugia: che ci siano droghe leggere, che non fanno male, e che toglie lo strapotere ai Sert. Sono loro i padroni del vapore, ma da lì escono solo zombie. Noi delle comunità terapeutiche abbiamo lavorato nel deserto, soli contro tutti. Dalle mie comunità, solo in Italia, sono usciti 300 mila giovani restituiti alla vita perché nessun uomo è perduto. Ma questa legge va sostenuta, con convinzione e con passione». L’abbraccio con Fini è travolgente: «Prevenzione, recupero e repressione, questi i cardini della legge - ricorda il vice presidente del Consiglio nel suo intervento - Ma chi dice che manderemo in carcere chi fuma spinelli o è un ignorante o è in malafede. Prevediamo sanzioni, questo sì, e non vedo il problema: ad un ragazzo beccato senza casco si fa la multa perché il casco salva la vita, ad uno che si fuma lo spinello non si può fare perché si limita la libertà personale. Noi diciamo che la droga non è un diritto, la droga fa danno. E per questo la combattiamo con tutte le nostre forze».
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