ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MATTINO
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Giovedì 8 luglio 2004

C.Ter.

Il segretario accantona le offerte del Cavaliere. Tra le ipotesi l’Istruzione a Buttiglione e la Difesa o gli Esteri a Fini

 

 Follini gela il premier, rimpasto difficile

Voci su Moratti e Martino all’Economia. An, il vicepremier bacchetta le correnti


 

ROMA Il premier Berlusconi lavora per depotenziare la minaccia dell’Udc di arrivare all’appoggio esterno al governo. E in questa missione si avvale della collaborazione del vicepremier Fini che cerca di mediare, pur restando a fianco di Marco Follini. Ieri, durante un pranzo a palazzo Grazioli, il presidente del Consiglio ha speso tutta la sua potenza seduttiva per convincere il leader centrista e il vicepremier a sottoscrivere un patto di legislatura. Inanzitutto, ha assicurato che il suo interim all’Economia durerà poco ha prospettato l’ipotesi di redistribuire le deleghe del superministero, dividendole tra Letizia Moratti ed Antonio Martino. Quindi, ha cercato di coinvolgere di più i due leader offrendo a Fini di conservare il suo incarico, assumendo anche la responsabilità della Difesa, o degli Esteri. Al leader dell’Udc ha proposto un posto di rilievo nell’Esecutivo, per passare ad argomenti più politici di fronte all’ennesimo no.

In sostanza, il premier avrebbe chiesto a Follini il via libera al federalismo, al quale è vincolata la presenza della Lega nella maggioranza, in cambio della riforma elettorale con il sistema proporzionale, ma senza l’indicazione del premier sulla scheda. E in aggiunta ha promesso il ministero della Pubblica Istruzione, lasciato libero dalla Moratti se andasse all’Economia, per Rocco Buttiglione, la Sanità a Cesare Cursi di An e i Trasporti a Mario Baccini, attualmente sottosegretario agli Esteri, nonchè la facoltà di scegliere o il presidente o il direttore generale della Rai nel nuovo Cda da nominare a settembre. Follini però resta freddo, ribadendo di «puntare a una scossa nell’azione di governo, non alle poltrone».

Il leader centrista sa bene che la partita che sta giocando è molto difficile e richiede tempi lunghissimi. Perciò, resiste. Ma intanto, molti uomini del suo partito non restano insensibili di fronte alle proposte del premier e già qualcuno suggerisce di considerare che «non sarebbe sbagliato accettare al momento giusto un accordo onorevole, fatto di politica e di sostanza». Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, continua a sostenere Follini. E ieri si è speso sui vari fronti aperti dall’Udc, incontrando a Montecitorio i vertici del partito, tra cui Baccini e Buttiglione, in una riunione a Montecitorio cui ha preso parte anche Francesco D'Onofrio. Quindi, ha parlato a lungo con Rodolfo De Laurentiis, esperto per i centristi di vicende Rai. Infine, ha avuto un colloquio con il capogruppo alla Camera dell'Udc, Volontè. Gianfranco Fini conferma di lavorare per il rilancio del centrodestra e sostiene i centristi nella richiesta della svolta nella politica economica e sociale. Ma, se andasse in porto il progetto di sdoppiamento del ministero dell’Economia, avrebbe senz’altro incassato un’altra vittoria, anche se An, alla fine, pare resti fuori da via XX Settembre. E in tanta agitazione, le correnti di An tornano a fibrillare per la voglia di misurare le proprie forze. Ci sono manovre di avvicinamento tra Destra sociale e Nuova alleanza, mentre Gasparri fa pesare la forza di Destra protagonista. Fini però non gradisce e bacchetta i suoi colonnelli, promuovendo un appello «all’unità e alla compattezza» attraverso La Russa, Ronchi, Landolfi, Malgieri e Mantovano. E mentre parte un tam tam che vorrebbe Alemanno coordinatore del partito, il vicepremier fa capire di non apprezzare neppure le tante riunioni delle correnti, in programma nei prossimi giorni.


    

 

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