ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
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Venerdì 9 Aprile 2004

di MARIO MENGHETTI

LO SCENARIO

 Al Qaeda, contatti Londra-Italia Bianco: “servizi” da potenziare


 

ROMA - Terrorismo islamico, c’è «un alto livello di preoccupazione». Preoccupazione «che deriva dalla situazione generale e non si può negare, anche se non ci sono al momento elementi specifici che facciano ritenere l'Italia un possibile obiettivo dei terroristi». Parole del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, a margine della visita al Celio di Roma dove ha incontrato i feriti di ritorno da Nassiriya.

Gli allarmi da parte dei servizi segreti del nostro Paese non accennano però a diminuire. Le ultime informative parlano di legami strettissimi tra la base di Al Qaeda a Londra e le cellule sparse nei centri della Penisola italica. La rete del terrore oltre che tra Marocco, Spagna e Italia, avrebbe infatti imbastito contatti anche tra il nostro Paese e Londra, dove vive Abu Qatada (ora in carcere), definito dal giudice spagnolo Garzon “l'ambasciatore” di Osama Bin Laden in Europa. L cellule italiane sarebbero composte principalmente da immigrati pachistani. Sarebbero attive a Udine, Vicenza, Venezia, Torino, Vercelli e Desio in Brianza. Dove è stato individuato il responsabile della cellula, il pachistano Hasif Iwan Iosan Al Had, che fino a poco tempo fa si limitava a finanziare la causa e a reclutare volontari per i vari fronti di guerra dell'Islam radicale.

Nel frattempo Enzo Bianco, presidente del Copaco, il comitato che controlla l’intelligence italiana, chiede un potenziamento dei servizi segreti e dei mezzi a loro disposizione, divisioni chiare dei compiti, una superprocura che riunisca tutte le indagini sul terrorismo. Tutte proposte per far fronte alla minaccia degli estremisti islamici. «Le conferme sui rischi di attacchi terroristici all'Italia non inducono all'ottimismo - sottolinea Bianco - le forze di polizia stanno facendo il massimo ma tutto ciò non basta, ci sono carenze e ritardi». Ecco perché è necessario potenziare l'intelligence, che «da noi mostra molte crepe» e che però è «l'arma più efficace nella lotta al terrorismo islamico. Il problema, secondo Bianco, è politico: «L'impegno dei nostri uomini è encomiabile, ma a fronte delle loro richieste, alle parole non corrispondono i fatti. Infine, non è chiaro cosa debba fare il Sismi, che dipende dalla Difesa, e cosa il Sisde, che fa capo agli Interni. Occorre dire con chiarezza chi deve coprirci dal rischio interno e chi da quello esterno. Ci vuole una precisa e netta divisione dei compiti e delle competenze». Intanto il ministro della Difesa, Antonio Martino, a Pozzuoli per partecipare al giuramento degli allievi dell’Accademia Aeronautica, sottolinea: «Può darsi che il terrorismo non si sconfigga solo con le forze militari. Però senza le forze militari il terrorismo avrebbe più possibilità di farsi Stato: ciò a cui realmente aspira».


    

 

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