ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO VENETO Domenca 17 febbraio 2002



Presidio a Roma per ricordare l’inizio di Tangentopoli. Mantovano: la corruzione non è ancora sconfitta


Manifestazioni per Mani pulite
Ghitti: il Pool non ha saputo indagare sull’ex Pci. Di Pietro polemico: non raccolgo


ROMA – Dieci anni fa, esattamente il 17 febbraio del '92, veniva arrestato l’amministratore del Pio Albergo Trivulzio di Milano, Mario Chiesa. Quel giorno segnò l’inizio della stagione di Mani Pulite e l’avvio di una «rivoluzione giudiziaria». A due lustri di distanza, «garantisti» e «giustizialisti» festeggeranno però in modo diverso l’evento. La rivista Micromega ha organizzato a Milano una manifestazione celebrativa mentre il giornale L’Opinione ne ha promossa una di segno opposto a Roma. Questa mattina alle 11, ci sarà comunque un presidio al luogo simbolo della giustizia, il «Palazzaccio» di Roma. L’iniziativa prevede un «girotondo» a cui parteciperanno Nanni Moretti, Andrea Camilleri, Giovanni Bollea, Nino Caponnetto, Fabio Fazio, Dario Fo, Margherita Hack e Dacia Maraini.
Il 23 febbraio. Micromega ha invitato intellettuali, associazioni, singoli palamentari ed esponenti della cosiddetta «società civile» al Palavobis per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle riforme e sulle necessità della macchina giudiziaria. Sarà, almeno nelle intenzioni degli organizzatori, il «giorno della legalità». Tra gli ospiti illustri è prevista la partecipazione di Roberto Benigni, Don Luigi Ciotti, Furio Colombo, Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi. Davigo, che ora è magistrato in Corte d’Appello, si riferisce alle recenti riforme in materia di giustizia, come la revisione del reato di falso in bilancio o la nuova disciplina in materia di rogatorie. «Nelle riforme proposte da questa maggioranza non c’è profondità di pensiero - dice - ma solo un tornaconto personale». Un intervento critico sulla corruzione è anche quello di Alfredo Mantovano (An), sottosegretaro all’Interno. «Dieci anni fa la corruzione c’era, era diffusa, e con Mani Pulite è emersa, sia pure in parte ed entro certi limiti. Oggi la corruzione c’è, è diffusa, ed emerge solo episodicamente».
«Gli arresti furono necessari ma Mani Pulite ha finito per cedere all’esibizionismo. Sul Pci sbagliammo sistema di indagine: i Pm avrebbero dovuto sviluppare un lavoro investigativo diverso». Italo Ghitti, giudice per le indagini preliminari negli anni di Tangentopoli e ora giudice della terza sezione penale del Tribunale di Milano, spiega che l’immagine del «magistrato-gladiatore» ha inciso sulla serenità dei processi e accusa i pubblici ministeri di essersi fermati alle ammissioni senza cercare elementi oggettivi di riscontro.
In due interviste condanna il famoso lancio di monetine a Craxi davanti all’hotel Raphael («Si è trattato di una delle peggiori manifestazioni di odio di massa») e conferma che non ci fu la scelta di tenere fuori dalle indagini qualche partito politico, ma critica il metodo usato per le indagini da alcuni pm. «Si sarebbe dovuto sviluppare un lavoro investigativo diverso. C’è stata l’incapacità di adeguare il metodo delle ammissioni, che» precisa Ghitti «non avrebbe mai potuto funzionare con gli uomini della Siberia».
Di Pietro non vuole entrare nel merito delle accuse mosse dall’ex gip: «Ghitti ha sempre fatto il suo dovere e non si è mai appiattito sulle nostre posizioni. Ho troppa stima e fiducia e da me non ci saranno mai critiche nei suoi confronti».

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