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MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: ) |
Mercoledì 5 Novembre 2003 |
di PIETRO PIOVANI Siglato solo da carabinieri, polizia e guardia di finanza l’accordo che rivaluta (e anticipa) l’assegno di anzianità
I militari non firmano il contratto
ROMA Il cosiddetto “comparto sicurezza” si spacca in due. Da una parte carabinieri, polizia e guardia di finanza, che hanno firmato un accordo con il governo. Dall’altra l’esercito, la marina, l’aeronautica, la polizia penitenziaria e il corpo forestale, che hanno scelto di non firmare l’accordo e che anzi accusano il governo di favorire gli altri cioè polizia, carabinieri, finanza. E’ successo ieri, con l’intesa che incrementa gli assegni di anzianità a tutto il personale delle forze armate e delle forze dell’ordine. Le organizzazioni sindacali che hanno firmato rappresentano più o meno i due terzi degli interessati. In realtà la firma di questo accordo ha solo un valore simbolico. Ovvero, come si dice in questi casi, politico. Gli stipendi di militari e agenti di polizia non sono stabiliti con un contratto fra datore di lavoro e sindacati, bensì con un decreto del governo. Il decreto si può fare anche senza il consenso degli interessati. E, una volta entrato in vigore, si applica a tutti i 480 mila del comparto sicurezza, non importa se i loro rappresentanti abbiano firmato o no. L’accordo. Governo e sindacati dovevano concordare un’aggiunta al contratto già siglato nel 2002: ci sono 185 milioni di euro in più da distribuire, pari allo 0,99%. Non si tratta di un regalo, il supplemento è già stato concesso a tutti i dipendenti pubblici italiani (almeno quelli che hanno rinnovato il contratto) per compensare l’aumento dell’inflazione negli ultimi due anni. Come distribuire questi soldi in più? Si è deciso di usarli per ritoccare gli assegni di anzianità: il primo scatterà dopo 17 anni di servizio anziché dopo 19, e inoltre sarà elevato del 27%; il secondo resterà confermato a 29 anni di servizio ma sarà rivalutato del 53%. Gli scontenti/I militari. A parte i carabinieri, i cocer non hanno firmato, in polemica con il governo.. «Nel giorno dell'anniversario delle forze armate, mentre Carlo Azeglio Ciampi rende onore agli atti di eroismo dell'esercito, della marina e dell'aeronautica, il governo ha umiliato profondamente il personale militare», protesta il Cocer Difesa. I militari non volevano più soldi, almeno non subito. Volevano un impegno scritto su alcune richieste: un nuovo sistema di busta paga che premi i sottufficiali più anziani, l’avviamento dei fondi pensione, la garanzia di uno stipendio ai militari fermi per malattia. L’impegno scritto non c’è stato. «C’è stata un’inspiegabile chiusura da parte del governo» dice Ermanno Peschiulli, presidente del Cocer aeronautica. «Questo governo doveva avere un’attenzione particolare per i militari, invece... Ma non tutto è perduto. Confidiamo nel sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta: se ci convocasse, sono sicuro, potrebbe trovare una soluzione». Gli scontenti/ I civili. Molti sindacati erano contrari a utilizzare lo 0,99% aggiuntivo per gli assegni di anzianità: quei soldi dovevano servire a difendere i salari dall’aumento del costo della vita, che c’entra l’anzianità? Polizia penitenziaria e corpo forestale volevano inoltre la promessa di un aumento per avvicinare gli stipendi a quelli degli agenti di polizia. Una promessa in effetti è arrivata, ma non un impegno scritto a nome del governo. Il governo. La trattativa è stata condotta dal sottosegretario alla Funzione pubblica Learco Saporito, ieri affiancato dai suoi colleghi della Difesa (Bosi), dell’Interno (Mantovano), dell’Economia (Vegas) e dell’Agicoltura (Delfino). Per Saporito, i sindacati che non hanno firmato «hanno posto problemi generali» in una trattativa che invece doveva riguardare solo una precisa questione economica. Comunque il governo cercherà di accontentare le categorie più scontente nella legge finanziaria. La scissione. Il Cocer della guardia di finanza e i sindacati della polizia chiedono al governo di spezzare il comparto: un contratto per la difesa e un altro per le forze dell’ordine. Il sottosegretario Saporito si dice d’accordo: «Non sono peregrini i motivi che spingono alla divisione».
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