ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Venerdì 10 Giugno 2005

di CLAUDIA TERRACINA

DESTRA IN SUBBUGLIO

  

 An, sfida sulla leadership. Storace incalza il vicepremier

Il ministro: «Prima di partire per nuove avventure, Gianfranco chiarisca quel che vuole fare di noi»


 

ROMA Gianfranco Fini conferma i suoi tre sì e il suo giudizio negativo sulla campagna astensionista e il suo partito continua a sentirsi «distante» dal leader, anche se Mario Landolfi, Ignazio la Russa, il senatore Giuseppe Consolo e il responsabile degli enti locali, Giovanni Collino, difendono «la sua libertà di coscienza» e giudicano «strumentali» gli attacchi dei suoi accusatori. Ma il tentativo di «abbassare i toni», come raccomanda La Russa, e di rinviare tutto all’assemblea nazionale di luglio, lascia trasparire come si sia aperta ufficialmente la battaglia per la leadership nel partito. A questo mirerebbero i ”grandi accusatori” del vicepremier, che si trova orgogliosamente isolato nella sua posizione, ma che risponde ai molti che lo criticano invitandoli a venire allo scoperto.

Cosa che fa Adriana Poli Bortone dichiarando che « a destra c’è un grande spazio da occupare», ma soprattutto il ministro della Salute, Francesco Storace. Con un lungo sfogo si sofferma «sulla solitudine del leader», invitandolo «a dire chiaramente dove vuole portare An, questa è l’unica cosa che mi interessa», dice, attaccando anche «i critici di oggi che ieri applaudivano». E la sua analisi la dice lunga sul clima del partito. «Io non voglio suggerire niente - spiega - ma mi aspetto dal leader che ci indichi quale è il nostro progetto, che, prima di approdare al partito nuovo, definisca l’identità di quello vecchio. Ma chi sbaglia di più sono tutti i critici di oggi. E’ assurdo paragonare Fini a Zapatero. Piuttosto, occorre chiarire se c'è un disegno alternativo, un progetto nuovo per la leadership di An.

È ora di smetterla con la guerriglia di posizione e condire di richiami alibistici ai valori la volontà nota a tutti di fuoriuscita o di disegni egemonici da una parte o dall'altra. A me -conclude- interessano cose serie e non sapere chi indossa alternativamente la casacca di convenienza del pubblico ministero o dell'avvocato di Fini». E non è tutto. Dando seguito alla sua idea di «ancoraggio al territorio», il ministro della Sanità chiama a raccolta il 14 giugno elettori e militanti della Lista che porta il suo nome e che alle Regionali guadagnò un considerevole 7 per cento. «Può essere un laboratorio di idee e il centro di un rinnovato impegno dei 200 mila che ci hanno votato con la consapevolezza che abbiamo perso le elezioni a causa del logoramento del rapporto tra i cittadini e il governo nazionale e questo ci obbliga a riformulare la nostra strategia, ma questo non è e non sarà un progetto alternativo ad An- assicura- puntiamo solo a rinsaldare il rapporto con il territorio e intanto cambieremo il nome della lista in ”Iniziativa democratica - Movimento per il Lazio”». Se non è un manifesto politico poco ci manca, anche se il primo obiettivo ufficialmente sono le elezioni comunali a Roma che si terranno l’anno prossimo. Ma se, come si sussurra, anche le regionali potrebbero correre il rischio di essere annullate, il movimento storaciano potrebbe avere un ulteriore rilancio.

Insomma, An davvero ribolle. E se i cattolici di An, come Publio Fiori e Gaetano Rebecchini, si indignano soprattutto perchè «vengono meno i valori fondanti di Fiuggi», altri come il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, danno una lettura più politica dello ”strappo” di Fini, notando il suo distacco «dal popolo di An che, mentre lui riceve le lodi e gli applausi di Fassino, Bertinotti e Pecoraro Scanio è massicciamente impegnato per il non voto in tutto il territorio della Penisola. Alla nostra base e ai nostri quadri, che non sono diseducati nè opportunisti - aggiunge- non sfugge, oltre al pur importante merito dei quesiti referendari, la posta in gioco politica, quella che emerge dalle dichiarazioni di tanti autorevoli esponenti di sinistra, e che invece non vuol essere colta dall'attuale leadership della Destra».


    

 

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