ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Sabato 11 Giugno 2005 |
P.Or. A 24 ore dal voto scontro sempre acceso. An continua il processo a Fini: «Ma la leadership non si tocca». Il Pr attacca il presidente della Camera
Sull’astensione scontro Casini-Fassino
ROMA - Alla vigilia del voto, si infiamma lo scontro. Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, lancia un nuovo appello a favore dell’astensione e attacca il leader dei Ds, Fassino, che aveva criticato sia lui che il presidente del Senato, Marcello Pera: «Non considero gli astensionisti consapevoli cittadini di serie B». E accusa il leader della Quercia di «aver perso la sua consueta serenità». Dice che nè Pera nè lui «hanno mai invitato i cittadini a non andare a votare, ma entrambi hanno evidenziato la triplice possibilità che i cittadini hanno davanti: votare sì, votare no o astenersi». Inoltre, secondo il presidente della Camera, la trasversalità degli schieramenti sul referendum «dimostra un’estrema vitalità democratica e anche le passioni che questo referendum è riuscito a sollevare». Incalza il leader dell’Udc, Marco Follini: chi sceglie «l’astensione non ha di certo senso civico inferiore agli altri». Controreplica di Fassino: «Vorrei rassicurare Casini: io sono sereno e cerco di essere sobrio come sempre, piuttosto è lui che fa confusione sottolineando che su questi referendum le scelte sono il sì, il no e l’astensione». Insomma, l’astensione «non è una modalità di voto», inoltre è una una «equivoca». Quindi il leader della Quercia loda Ciampi: «E’ un fatto di grande rilievo che il presidente della Repubblica abbia fatto sapere che andrà a votare». Ennesimo attacco a Pera e Casini da parte del segretario radicale, Daniele Capezzone: il loro «comportamento è davvero intollerabile. Come dei militanti incalliti nella propaganda Pera e Casini fanno azione politica di parte, cioè quel che sarebbe loro precluso». Intanto prosegue il processo a Gianfranco Fini da parte dei colonnelli di An per la decisione di andare a votare tre sì. Dopo che Mantovano ha avvertito che subito dopo il voto il partito dovrà fare i conti con la scelta espressa dal leader, Francesco Storace dice «che la questione vera non è la leadership, ma l'identità di An che è ineludibile da affrontare». Parla di «un disagio che ha una lunga gestazione», Domenico Fisichella. Attacca Maurizio Gasparri: «An deve rivedere la sua struttura organizzativa e interrogarsi sulla sua identità». Mentre Rosi Bindi della Margherita sostiene che un parlamentare «non può sottrarsi» al dovere del voto, anche se vota no, il segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, attacca la Chiesa, giudicando «inaccettabile» l’appello all’astensione. E’ sempre scontro, intanto, all’interno della Margherita. Il mariniano Giuseppe Fioroni attacca il prodiano Arturo Parisi: «Sono molto amareggiato dalle parole di Parisi che ritiene che chi si astiene concorra a dividere l’Ulivo». In ogni caso, avverte D’Alema, «ci metteremo a combattere per cambiare la legge». Promemoria: come votano i ministri? Per il sì ”pieno” Stefania Prestigiacomo, La Malfa, Martino. ”Sì e no” Fini, Caldoro. Astensionisti Tremonti, La Loggia, Baccini, Stanca, Tremaglia, Calderoli, Giovanardi, Castelli, Maroni, Alemanno, Matteoli, Storace, Buttiglione, Landolfi, Moratti. ”No comment” Pisanu, Miccichè, Siniscalco, Lunardi. Berlusconi verrebbe accreditato come astensionista.
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