ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Lunedì 12 Dicembre 2005

di ANTONIO DE FLORIO

  

 «Assolto sì, ma con una legge superata»


 

ROMA - Sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro Pisanu ha espulso Daki, assolto dai giudici milanesi per l’accusa di terrorismo. Chi ha sbagliato nella valutazione?
«Si tratta di due binari distinti e paralleli. La valutazione dell’autorità giudiziaria stabilisce se Daki sia responsabile o meno di determinati reati sulla base delle leggi vigenti, le considerazioni alla base del provvedimento del ministro sono invece relative alla pericolosità di questo soggetto e sono applicazione diretta dell’art.3 del decreto Pisanu, norme i cui presupposti non sono necessariamente una valutazione di colpevolezza penale. In sostanza si può essere pericolosi anche se non si è commesso reati».

Da quando è entrato in vigore il decreto anti-terrorismo si è proceduto a una ventina di espulsioni. È prevedibile un aumento di questi provvedimenti?
«Al 2 dicembre 2005 c’erano stati 20 espulsioni di stranieri ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico, ma solo quattro in base all’art.3 del decreto, quello applicato per Daki».

La concessione del permesso di soggiorno in cambio della collaborazione degli extracomunitari vicini alle frange estremiste, sta funzionando?
«In base all’ultima informativa del ministro sono stati quattro i permessi concessi per q uesta ragione. Consideri che il decreto è in vigore da poco più di quattro mesi».

In molti casi di sospetto terrorismo internazionale la magistratura ha assolto mentre il Viminale ha espulso. Forse è necessario un coordinamento delle norme...
«La riforma già c’è stata in parte.Daki è stato giudicato sulla base di una norma che è stata modificata. Nella nuova versione è stato precisato meglio il reato di associazione terroristica con le figure dell’arruolamento e dell’addestramento di terroristi. Daki è stato giudicato in base alle norme vigenti al tempo dei fatti contestati. Ora c’è da chiedersi: con le nuove norme avrebbe evitato la condanna?».


    

 

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