ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Mercoledì 15 Giugno 2005

di CLAUDIA TERRACINA

Oggi l’ufficio politico di An. Mantovano raccoglie firme per la “nuova Fiuggi”: no di La Russa, Matteoli e Urso

  

 Alemanno sfida Fini: «Contiamoci»

Il ministro lavora a un documento sui valori cattolici. Il leader ricuce con i colonnelli


 

ROMA Tre ore e mezzo di faccia a faccia con Gianni Alemanno. Un’ora con Ignazio la Russa e Altero Matteoli. Altrettanto con Francesco Storace e Publio Fiori. Tutti convocati alla Farnesina. Gianfranco Fini si prepara all’ufficio politico di An sforzandosi di mediare tra le anime del partito con l’obiettivo di raggiungere una unità, che, allo stato attuale, appare difficile, perchè stavolta Alemanno si dice pronto «ad andare alla conta su documenti contrapposti».

Ma il vicepremier può gettare sul tavolo dell’intesa una carta nuova: il congelamento del partito unico, che Berlusconi gli ha offerto su un piatto d’argento, assicurando proprio ieri che nel 2006 «ogni forza correrà con il proprio simbolo». Sarebbe questa, la garanzia che verrà salvaguardata l’identità di An, l’offerta che Fini fa ad Alemanno e alla Destra sociale, mentre a chi teme che Alemanno possa conquistare il coordinamento unico del partito Fini promette una conferenza organizzativa in autunno. Ma non è detto che basti. Il ministro dell’Agricoltura infatti stavolta è intenzionato a spingere fino in fondo l’acceleratore per ottenere «un confronto serio sui valori fondanti di An, insomma una nuova Fiuggi». Non che voglia fondare una nuova Destra, nè guidare una scissione, ma è pronto a misurarsi sul documento che sta preparando con l’altro dissidente di peso, il cattolicissimo Alfredo Mantovano, confidando che possano venire sulle sue posizioni altri esponenti «fuori dalle correnti». Per esempio, Fiori, Selva, Buontempo, la Poli Bortone. Ma se così non fosse, dice, «sono pronto anche ad andare in minoranza, comunque indietro non torno».

Una posizione che Francesco Storace, stavolta più prudente del suo storico sodale, ironicamente, spiega così: «Le dimissioni di Alemanno sono educative». Ed è chiara l’allusione a quel «diseducativo» appioppato da Fini all’astensione, ma anche l’evocazione di possibili nuove prese di distanza dal leader. Sarebbe, dunque, la fine dell’unanimismo intorno a Fini, anche se gli altri ”colonnelli”, La Russa, Matteoli, Gasparri, Urso, Nania, Landolfi e Tremaglia giurano eterna fedeltà al leader, pur chiedendo «regole certe e più collegialità delle decisioni strategiche». E lui, forte di questo, tira dritto.

Tuttavia, An resta con il fiato sospeso in attesa delle prossime mosse del leader. Che, come ha ricordato lui stesso, non passano per le dimissioni. Raccontano anche che stia preparando un documento, da contrapporre a quello di Alemanno e Mantovano. E che, comunque, avrebbe espresso la volontà di «approdare a una destra moderna, europea, non certo confessionale». Una concezione del partito, quindi, distante da quella dei cattolici, dei giovani, dei neo-con. E, quindi anche da Alemanno e dai cattolici di An, che sui valori avrebbero cercato un’intesa anche con Destra protagonista.

Il colloquio tra il ministro dell’Agricoltura e il presidente di An, comunque, non deve essere andato molto bene, se Fini in mattinata aveva addirittura pensato di sconvocare l’appuntamento con gli otto ”colonnelli”. Poi però la riunione è stata confermata. Ma oggi si cominceranno solo ad affrontare i problemi di An, in attesa del dibattito vero nell’assemblea nazionale del 2 luglio. L’ufficio di presidenza, nominato proprio da Fini, al quale, pare, parteciperanno tutti e otto i componenti, compresi Alemanno e Fiori, è però importante per capire come si posizioneranno i vari capi corrente. «Ma la maggioranza di noi- spiega il ministro Matteoli- è assolutamente con Fini che farà la sua relazione e ribadirà che la scelta fatta al referendum risponde solo alla sua coscienza e non alla politica». Affermazione questa tesa a tranquillizzare gli animi, che però non basterà ad Alemanno che ormai, anche se si affanna a smentire, viene percepito dalla dirigenza come colui che ha ingaggiato la sua personale battaglia per decidere la linea di An, e quindi la leadership, inteso come partito dei valori della Destra.


    

 

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