ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Giovedì 16 Giugno 2005

di CLAUDIA TERRACINA

Tregua armata in An, tutto rinviato all’assemblea nazionale. Il vicepremier: interessante il partito unico di Berlusconi

  

 Il piano di Fini: a luglio la Destra europea

«Nessuno ha chiesto le mie dimissioni». Ma Alemanno pronto all’opposizione


 

ROMA Ognuno sulle sue posizioni. Gianfranco Fini tira dritto e aspetta l’assemblea nazionale del 2 luglio per spiegare quale modello ha in mente per la Destra del Duemila che dovrà «esaminare con il dovuto interesse il progetto del partito unico di Berlusconi, che dovrà essere riempito di contenuti». Quella del vicepremier sarà, dunque, una Destra «saldamente ancorata ai valori di Fiuggi», ma anche moderna, non confessionale ed europea. Gianni Alemanno si trova così fatalmente su un’altra sponda con il suo appello ai valori e spera di poter rappresentare il disagio dei quadri intermedi e della base di An. In mezzo, La Russa e Gasparri, rimasti in silenzio, ad attendere gli sviluppi del nuovo partito berlusconiano. Matteoli, Nania e Urso, trincerati dietro Fini, in attesa della conferenza organizzativa promessa per fine anno. In attesa di chiarimenti ulteriori, Francesco Storace. Con un piede fuori da An, Publio Fiori, che ha attaccato duramente il vicepremier durante la riunione dell’ufficio politico che non è servita a sciogliere i nodi sul tappeto, che verranno affrontati solo il 2 luglio, davanti ai 500 delegati che da mesi chiedono di essere convocati.

«Non voglio parlare di questioni etiche, nè di politica, perchè questo è un organismo fiduciario e, quindi, non è il luogo adatto», ha premesso il vicepremier, aprendo la riunione, con la chiara intenzione di archiviare la polemica sul voto referendario. Ma Publio Fiori e Gianni Alemanno hanno contestato la sua impostazione, seguiti da Francesco Storace e Pasquale Viespoli. «Se è così, potevamo anche restare a casa e comunque questo non fa che acuire la mia voglia di lasciare il partito», è sbottato il vicepresidente della Camera, alfiere dei valori cattolici, mentre Alemanno non ha potuto che confermare le sue dimissioni da vicepresidente del partito, che i colleghi hanno tentato invano di far rientrare. Cosa davvero difficile, visto che Fini si è limitato a definire «un errore di tutti» la scelta della libertà di coscienza. Al che, Alemanno ha replicato: «No, l’errore più grave è tuo, che sei il capo».

Ma il leader di An resta, comunque, saldamente in sella. E, anche se ha accettato di concordare con il vertice il documento che presenterà al parlamentino, non esclude nuovi colpi di scena. «D’altronde- argomenta- nessuno ha chiesto le mie dimissioni. Come presidente resto in carica fino al prossimo congresso nazionale, che si svolgerà dopo le elezioni politiche, e quindi in un arco di tempo sufficientemente lungo ad autorizzarmi a non pormi adesso la questione». Ha però promesso di «dare al partito nuovi assetti organizzativi, viste le dimissioni di Alemanno». A questo scopo, tornerà a riunire l'ufficio di presidenza prima di luglio. Stando così le cose, Alemanno è tentato di andare fino in fondo, facendosi interprete del malessere che monta dalla periferia. «Attenzione- avvertono infatti consiglieri regionali e comunali- mentre a via della Scrofa si discute nel chiuso delle stanze, nei circoli di An di Roma, Napoli, Catania, Palermo, stanno nascendo forme nuove di aggregazione, liste civiche di Destra, che potranno tornare utili a Berlusconi nel 2006». Sarebbero infatti decine e decine le riunioni degli scontenti che denunciano come «la lotta tra le correnti ha ormai praticamente paralizzato il partito». Da questo disagio intende partire Alemanno, che, fallito il tentativo di accordarsi con gli altri colonnelli, conta di convogliare i consensi della base sul documento che sta preparando insieme ad Alfredo Mantovano, preparandosi a guidare, per la prima volta, l’opposizione a Fini.


    

 

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