ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Giovedì 19 Maggio 2005

di GIACOMO A. DENTE

 

  

 Tra lasagne e chardonnay i politici presi per la gola


 

DAL “patto della crostata” alle impietose immagini del Borghese contro i “forchettoni” per stigmatizzare gli appetiti a tavola dei parlamentari di un Paese ancora ossessionato dalla fame, la cucina e la politica si sono sempre intrecciate. Non era d'altronde l'astuto Talleyrand che, per sedurre il palato dei politici delle Potenze presenti al Congresso di Vienna, si era portato dietro il suo cuoco personale, Antonin Careme, celebrato come la stella del secolo? Lungo questo filone Silvia Rossi, collaboratrice parlamentare, oltre che sceneggiatrice e aiuto regista con Tinto Brass, ha presentato a Roma il suo Onorevoli a Tavola (Gambero Rosso, 13,50 euro), 105 interviste a politici eccellenti, ma soprattutto uno spaccato della politica e dei suoi comportamenti intorno al pianeta cibo.

La grande novità è un Paese più consapevole e fiero delle sue tradizioni regionali. Leggere per credere le testimonianze devote di Antonio D'Ali, sottosegretario all'Interno di Forza Italia, a favore del cous cous trapanese, oppure la descrizione della preparazione del capretto di Natale, da accompagnare con il Turrita cagliaritano, proposta da Oliviero Diliberto dei Comunisti Italiani. Un parlamento comunque trasversale ai vecchi steccati destra-sinistra, lusso-cucina popolare. Non a caso troviamo il presidente dei senatori Ds Gavino Angius testimoniare simpatia per lo Champagne e Daniela Santanché di An, membro della Commissione bilancio, dichiarare la sua affezione a un sofisticato (e costoso) Pouilly Fumé come il Baron d'L.

Ma il gioco potrebbe continuare con la passione per il fritto misto del presidente emerito Francesco Cossiga, contrapposta alla devozione a yogurt e frutta di Gabriella Carlucci, responsabile dello Spettacolo in Forza Italia. Oppure di un provocatorio Bertinotti che dichiara «ho un buon rapporto col maiale», contrapposto al senatore Fiorello Cortina dei Verdi, fautore dell'introduzione al ristorante del Senato dell'alternativa macrobiotica. Capitolo tutto da raccontare anche quello degli onorevoli gourmet, come Italo Bocchino (An), che si fa arrivare dalla Scozia una squisita varietà di gallo cedrone, o Paolo Gentiloni Silveri della Margherita, curioso frequentatore dei migliori ristoranti del mondo. E ancora, tutta la “mitologia” legata alle abitudini a tavola del premier Silvio Berlusconi, ormai entrato nella leggenda politico-alimentare per la sua avversione ad aglio e cipolla, e del quale si raccontano le buone cene preparate dallo chef personale Michele Persechini. Piatti del cuore? La tagliata di Chianina e del Cabernet Sauvignon (niente superalcolici, invece), la cioccolata e la marmellata delle crostate, mangiata al cucchiaio (la pasta la lascia lì).

Non manca il capitolo del prolungamento a tavola degli affari della politica. In questo caso poche simpatie a sinistra, con un tagliante «la politica è scontro, la tavola condivisione» di Bertinotti, ma anche tanti accordi nati tra una lasagna e un bicchiere di chardonnay. Come l'incarico di Berlusconi a Scajola di organizzare Forza Italia, nata a un tavolo dell'Hassler.

Ma l'aneddoto più esilarante lo racconta Alfredo Mantovano (An) che dopo aver elencato tra i ricordi più disgustosi un frullato di carne in glassa di liquirizia propinato a Bruxelles nel semestre di Presidenza danese, ricorda uno storico malinteso a una cena tra una delegazione italiana e una cinese. Qui, sollecitato dall'ospite cinese, viene chiesto all'ospite italiano di “cantare”. Imbarazzo del prestigioso capo-delegazione e quindi un surreale Mazzolin di fiori nel silenzio stupito dei cinesi. Segue un «adesso canta il capo delegazione cinese», il quale tiene invece un serissimo discorso. Già, perché l'interprete aveva confuso cantare con parlare.


    

 

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