ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO
(Sezione:        Pag.     )
Sabato 25 Giugno 2005

di BARBARA JERKOV

Documento del leader della Destra sociale con Mantovano per un’assemblea programmatica: difesa dei valori

  

 Alemanno: An rischia di scomparire

«Perderemo metà dei voti». La Russa va da Fini: no a Matteoli coordinatore unico


 

ROMA - An rischia di scomparire, «di essere dimezzata come forza», di perdere «più della metà dei voti». Alemanno lancia l’allarme. A sette giorni dalla convocazione del parlamentino di via della Scrofa, che si riunirà sabato prossimo per affrontare la crisi innescata dallo strappo di Fini sui sì al referendum, l’unanimismo di un tempo appare sempre più lontano.

Oggi si riunisce Destra protagonista, la corrente che fa capo a Gasparri e La Russa. Ieri pomeriggio La Russa è stato convocato da Fini. Al leader, il capogruppo di An ha confermato il no del ”grande centro” di via della Scrofa alla nomina di Matteoli coordinatore, come invece vorrebbe Fini. Gli ha anche annunciato la presentazione di un documento politico di Destra protagonista, contrapposto a quello messo a punto da Mantovano in nome e per conto di quella vasta area cattolica che in queste settimane è andata convergendo sulla Destra sociale. Nei giorni scorsi i tanti contatti diplomatici fra le due componenti erano arrivati a un passo dall’accordo sul testo Mantovano. Accordo saltato non certo per problemi di merito (anche Destra protagonista condivide l’urgenza di recuperare buoni rapporti con il mondo cattolico), quanto per l’evidente timore di Gasparri di andare a rafforzare troppo il ruolo sempre più emergente di Alemanno.

Il documento Mantovano-Alemanno (in realtà reca anche altre quattro firme: Buontempo, Fiori, Pedrizzi, Selva) è raccolto in quattro cartelle dattiloscritte con cui si chiede all'assemblea nazionale del partito di convocare «una nuova grande conferenza programmaticà per il rilancio dell'identità e dei progetti» di An.

Il documento si traduce in un severo atto d’accusa alla gestione Fini, puntando il dito contro un «non sempre approfondito approccio ai grandi temi del momento», che ha mostrato un’An «appiattita su altri alleati di governo». Si denuncia un «deficit di democrazia interna», definendo «indispensabile» ritrovare «lo slancio degli ideali». «Non ipotizziamo scelte confessionali», prosegue il documento, «ma in continuità con la nostra tradizione di partito e di popolo, di promozione dei valori della persona, della comunità, del diritto naturale, della vita dal concepimento alla morte naturale, in conformità con le tesi fondanti di Fiuggi e con la Carta dei valori».

A voce, il j’accuse di Alemanno è ancora più pesante. «An», avverte, «rischia sempre di più di perdere consensi perché il problema di fondo è la forte demotivazione della base, le perplessità e le difficoltà che ci esprimono ogni giorno dirigenti locali, iscritti, simpatizzanti, elettori, che ci chiedono un segnale forte di cambiamento e che rischiamo di perdere se non saremo pronti a un nuovo inizio». Il ministro si aspetta da Fini che «riprenda in mano il timone» per recuperare «tutti quelli che sono stati abbandonati nel tragitto», riferimento esplicito all’ala cattolica di via della Scrofa (da Fiori a Fisichella, da Rebecchini allo stesso Mantovano). «Se non fosse possibile rilanciare il partito sui valori di Fiuggi», continua Alemanno, «rispetto a un unanimismo di facciata è certo preferibile che ci sia una maggioranza e una minoranza». Sottolineando che «se opposizione ci sarà», non avrà solo il suo volto, «ma quello di più persone».

A dimostrazione che la sua non sarebbe una battaglia personale ma di idee, dopo esser stato costretto a ritirare la propria candidatura lasciato solo anche da Storace, Alemanno si dice adesso disponibile a sostenere chiunque («con mandato pieno della assemblea nazionale e nel rispetto del principio di incompatibilità con incarichi di governo») si impegni a rilanciare il partito sulla linea politica di Fiuggi. «Non ho prevenzioni personalistiche su nessuno», è stata la risposta del leader di Destra Sociale a chi gli proponeva i nomi di Gasparri o Matteoli.


    

 

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