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Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO (Sezione: IN PRIMO PIANO Pag. 3 ) |
domenica 22 febbraio 2004 |
Salvatore Avitabile
IL CASO De Leo: «Lascio l'Omfesa per i continui attacchi»
LECCE - La lettera di dimissioni è pronta. Ieri Ennio De Leo, direttore generale dell'Omfesa, ha annunciato il suo proposito di lasciare l'azienda metalmeccanica di Trepuzzi al sindaco Cosimo Valzano, al sottosegretario Alfredo Mantovano ed al prefetto di Lecce, Gianfranco Casilli. Ma De Leo non èancora riuscito a parlare con Giovanni Pacchioni, l'imprenditore mantovano proprietario dell'Omfesa. "Pacchioni è in Austria, non sono ancora riuscito a sentirlo", afferma De Leo. Lo farci entro stasera e domani mattina il manager spedirà a Mantova la sua lettera di dimissioni. "Ce l'ho sul tavolo, non tornerà indietro, basta con l'Omfesa", continua. Non si farà convincere, De Leo. E al momento ha deciso di non ascoltare neanche Mantovano che gli ha chiesto di ripensarci. "Il sottosegretario mi ha detto che le accuse nei miei confronti della Fiom Cgil fanno parte della dialettica sindacale. Ma io non ci sto, non ci ripenserà, a questa dialettica sindacali così velenosa dico no", aggiunge. E De Leo accusa frontalmente Rino Giangrande della Fiom Cgil. "Venerdì all'assemblea ha usato contro di me parole volgari", esclama. "Ho deciso di lasciare perché da parte della Fiom, che ha fomentato gli operai, ho subito attacchi personali di inaudità gravità. Un attacco diretto inspiegabile, oltre a quello all'azienda che è in giustificato". Vuota il sacco, De Leo. E si sfoga: "Mi hanno accusato di essere l'unico responsabile della crisi. Addirittura Gian grande mi ha detto che io non avrei mai creduto al piano di ristrutturazione tanto che in questi mesi mi sarei pagato la retribuzione senza preoccuparmi del rimborso Irpef ai lavoratori e di altre pendenze varie. Non sa Gian grande che io avevo già comunicato a Pietro Fioretti della Uil che l'azienda non stava pagando l'Irpef agli operai perché i conteggi sono stati sbagliati dal consulente di Mantova. E lo stesso è accaduto anche con la cig. Ci sono stati errori notepoli e gravi, li stiamo peò risolvendo". Invece, secondo De Leo, "a detta li Giangrande sarei io a causa di questa crisi. quelli della Fiom mi hanno detto addirittura che la scelta dei lavoratori per la ristrutturazione delle carrozze dovrà essere fatta non dai quattro tecnici che io ho delegato scegliendo le migliori professionalità possibili ma deve avvenire sotto la loro vigilanza e sulla base delle loro scelte. Siamo davvero impazziti". Così conclude: "Quelli lì hanno alimentato le tensioni. Ricordo che da quando dirigo l'azienda a Trepuzzi sono arrivate commesse per 4 milioni di euro. E proprio l'altro giorno ho ottenuto da Trenitaha un aumento di l3mi-la euro per ogni vagone della Metropolitana di Roma. La ristrutturazione è stata fatta, forse l'azienda doveva fermarsi nel '98. Non lo ha fatto". E Gian grande? Si difende e contrattacca. Dice: "Non ho detto nulla di nuovo. Ho ripetuto la veritd, ossia che De Leo non ha mai creduto nel piano di impresa dell'Omfesa. Epoi ho riferito voci che circolavano tra gli operai, cioè che De Leo si pagava lo stipendio e fa poco per le pendenze degli operai, come il rimborso dell'Irpef e il fondo Cometa. E sa perché? De Leo ha sempre detto che gli operai non avanzano nulla, tutte bugie. Lo diceva per non allarmare le banche. Non credo che le mie parole siano state determinanti per le sue dimissioni. De Leo ha capito che intorno a sé si stava facendo il vuoto perché Trenitalia, Borghini e le banche lo stanno abbandonando". Ieri, dunque, dopo le annunciate dimissioni di De Leo, i sindacati hanno chiesto al prefetto di Lecce di convocare una riunione urgente. Ora il futuro di Omfesa, in vista dell'incontro del 9 marzo a Roma, sifa sempre più nebuloso.
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