ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: PRIMA PAGINA  E   Pag.  12  )
Venerdì 25 giugno 2004

Gianni Donno


TIPI DI BARI & TIPI DI LECCE

 

 Pm a confronto: Mantovano, Emiliano o Maritati

Continua il confronto gioco inventato da Gianni Donno su baresi e leccesi. Oggi la sfida è fra magistrati: Maritati e Mantovano per Lecce, Emiliano per Bari.


 

Magistrati in politica: vil razza dannata. Dico questo per il fatto che l'esperienza politica, mettendo a contatto con problemi e persone diversissimi, dovrebbe comportare di buono, per chi si trova a praticarla, almeno questo: la comprensione che l'universo sociale non è riducibile alla diade male/bene, onesti/malfattori. Molti magistrati che entrano in politica invece si portano dietro questa categoria di interpretazione del mondo e per ciò si rivelano del tutto inadatti al compito, cioè all'arte del possibile. Ed ancora: chi è abituato per professione a giudicare trova molte difficoltà psicologiche a passare nelle vesti di chi quotidianamente è giudicato (dagli elettori).

In Puglia abbiamo tre magistrati in carriera politica: i salentini Alberto Maritati e Alfredo Mantovano e il barese Michele Emiliano. Ritengo che l'unico che ha capito che la politica politicante non è per lui è Alfredo Mantovano.
Non per caso ha scelto di fare - e lo fa assai bene - il «tecnico", nella sua veste di sottosegretario agli Interni.

Mantovano è apparso sinceramente scioccato dalla lotta elettorale con Massimo D'Alema, dai trasversalismi, doppiogiochismi, manovre economico- bancarie. Non si direbbe nemmeno un salentino, cioè uno di quelli appartenenti al cliché medio degli abitanti della felice terra dei Due mari. Impegnato, serio, corretto, concludente, cioè l'esatto contrario della media dei parlamentari che amano chiacchierare di questo territorio. Mantovano serba gli antichi valori del Salento nell'attaccamento forte alla famiglia, nel sentimento di amicizia vero, che lo rende sempre disponibile, nell'impegno non vacuo verso la propria terra. E' un salentino, potremmo dire, sui generis, di specie ormai rara. Un salentino che si troverebbe a suo agio dovunque. Se ci fosse una pagella e dei voti andrebbe promosso con bella votazione. Chi invece appare barese dalla testa ai piedi è Michele Emiliano, nuovo sindaco di Bari, e ciò per diversi motivi: la parlata e la cadenza corrette con visibile sforzo, ma senza apprezzabili risultati, come èobiettivo primario degli intellettuali di quella terra. La stazza, che fa pensare ad un ottimo rapporto con la tavola e con la tradizione culinaria barese. Una sorta di bonomìa nel trattare le questioni, che lo fanno assomigliare al noto Bud Spencer: uno schiaffone qua, un bel cazzotto là, ma alla fine la pacca riconciliatrice sulla spalla. In questa visione buonista, che è una forma adeguata ai tempi del perdonismo gozziniano, Emiliano ha proposto l'istituzione del Difensore civico nelle carceri. La destra parla di pene certe e più forti, ed eccoti il Sindaco Bud che fa il paternalista. Sta qui la sua baresità: nel cercare di accomodare le questioni, di giungere ad un compromesso, di trattare. Vorrei rimandarlo a settembre.

E' questa la qualità, o forse il difetto, che non possiede Alberto Maritati, di natali leccesi. Vogliamo svelarvi un segreto: poiché la distanza fra Maritati e la leccesità è siderale, come tanti quotidianamente constatano, abbiamo fatto un'indagine per scoprirne la ragione vera. Eccola: Maritati, ancor giovane, si iscrisse ad una casta sacerdotale-giudiziaria esclusiva e severissima, che s'era assegnata una missione altissima: portare la giustizia sociale in terra a colpi di Codice penale. E, se il Codice non obbediva alla bisogna, attraverso una sua «interpretazione correttiva». Studi e pratica durissima, quelli nella casta denominata MagDem, alla fine dei quali uscivano Operatori del Riequilibrio, severi, intransigenti, deprivati di radici e di identità culturali, in sostanza degli apolidi della cultura, dei «salvatori» tout court. La prova? Così come Mantovano si troverebbe bene dappertutto, Maritati ci è parso si trovasse male in ogni luogo. Adesso, in una irresistibile discesa, è sbarcato in Consiglio comunale a Lecce e sarebbe, per ragioni di età, prossimo alla pensione. Piuttosto che bocciarlo a pieni voti, gliela consigliamo con molti, veramente sinceri, auguri.


    

 

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