L'esponte di An irritati con Mazzaracchio:«Un mese fa avevo chiesto un incontro per discutere il progetto, ma non ho ricevuto alcuno riscontro»
LECCE - Il suo atto d'accusa suona così: la Regione non fa nulla per l'apertura del Polo Oncologico di Lecce e allora ci muoviamo noi, come abbiamo già fatto per l'Omfesa di Trepuzzi. Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno e responsabile di An per i problemi dello Stato, scrive al governatore Raffaele Fitto sul futuro della struttura di Lecce e stigmatizza il comportamento dell'assessore alla Sanità, Salvatore Mazzaracchio, al quale 119 aprile scorso aveva chiesto un incontro per esporgli, insieme ai rappresentanti salentini di An, un suo progetto per l'Oncologia. Ma a tutt'oggi l'incontro non è ancora avvenuto. Un nuovo scontro, dunque, tra i due leader politici pugliesi.
IL POLO ONCOLOGICO - Sei piani, l'edificio destinato ad ospitare il Polo Oncologico di Lecce è costato de cine di miliardi delle vecchie lire ed è stato completato sette anni fa. Ma la struttura non è mai entrata in funzione perchè laflegione - come più vol te sottolineato dallo stes so Fitto - non ha i fondi per l'apertura. Si trova nei pressi dell'ospedale «Vito Fazzi». Dal dicembre del 2000 è operativo solo il reparto di Radioterapia che si trova al pian terreno dell'edificio. Proprio in questi giorni l'Asì Lecce i ha potenziato l'organico con l'assunzione di quattro medici radioterapisti, tra cui il dottor Vincenzo Oriolo. Mail Polo Oncologico di Lecce resta una vera e propria «cattedrale» nel deserto.
LE CONTRADDIZIONI - Una
lettera di due pagine fitte di accuse e di proposte nella quale Mantovano
non cela la sua irritazione. Scrive: «Trovo francamente sconcertante questo comportamento: non solo sui piano del rispetto dei rapporti politici e personali, ma soprattutto sui piano del sostanziale rifiuto ad individuare - fatte salve le competenze di ciascuno e in un'ottica di raccordo - ipotesi di soluzione per quello che è certamente il fronte più doloroso nel quadro, oggettivamente critico, della sanità pugliese». Mantovano nella missiva ricostruisce i contatti telefonici e lo scambio di lettere con l'assessore Mazzaracchio a partire dal 9 aprile scorso. E ricorda l'appuntamento fissato 115 maggio e poi rinviato per l'insediamento a San Giovanni Rotondo del nuovo arcivescovo. Il sottosegretario all'Interno, inpltre, cita due interviste rilasciate al Corriere del Meazogiorno dall'assessore Mazzaracchio e dal direttore dell'Ares, Mario Morlacco. «Nella prima Mazzaracchio ha afferma che l'attivazione del Polo Oncologico entra nel piano di riordino ospedalie
- scrive ancora Mantovano - e nella econda, due mesi dopo, Morlacco lo mentisce seccamente dichiarando:
Attivare il polo oncologico di Lecce? E' na richiesta che non ha senso, Lecce on può avere il polo oncologico perchè on lo provede il piano di riordino". Si chiede così Mantovano: "Qual è la verità?». L'esponente di An, così, è pronto d aprire un tavolo con gli operatori del ettore e - se necessario - con politici a rescindere dagli schieramenti per risolvere il problemi del Polo Oncologico.
140 POSTI LETTO - Secondo l'Aiom (assoiazione italiana di oncologia medica) Lei 2000 circa l6mila pugliesi (7mila salentini) hanno lasciato la Puglia per cuarsi altrove. La Regione paga molti soldi per i rimborsi. Per
Mantovano i fondi po trebbero essere utilizzati
per rilanciare la struttura salentina il cui utilizzo
di ratto bloccherebbe i «viaggi della speranza».
E cita i 23 miliardi delle vecchie lire previsti con
l'art. 20 della legge 67/88
che consentirebbero l'attivazione della struttura
con 140 posti letto.
IL PROGETTO - Nella missiva Mantovano mustra anche le sue idee per l'apertura della struttura, un progetto elaborato con l'assistenza di esperti del settore come il professor Marcello Fiotico. E il sottosegretario fa una premessa. Scrive:
«La questione si articola su tre livelli: prevenzione primaria (che tende a rimuòvere le cause esterne
dei tumori), prevenzione secondaria (interventi di tipo arnbulatoriale per scoprire le neoilasie) e il livello delle neoplasie concianate per le quali ocorre una terapia anticancro universale». Secondo Mantovano l'Asi dovrebbe trovare le risorse per consentire ad un gruppo di operatori di gestire l'edificio. In questo modo si impegnerebbero a «dare vita ad un dipartimento autonomo di oncologia plurispecialistica, stabilire relazioni e convenzioni con istituti prestigiosi come il San Raffaéle di Milano e la Casa Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni Rotondo, censire il nuimero degli ammalabi di neopiasie e le strutture nelle quali attualmente viene operata l'assistenza e la riabilitazione». Così conclude: «Il presupposto ineludibile è l'esistenza di un'unica struttura nella quale si concentrino le risorse umane e strumentali. Importanti anche le associazioni di volontariato».