ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Sezione: Pag. ) |
Giovedì 25 maggio 2006 |
RAFFAELE INDOLFI ELEZIONI COMUNALI Clima surriscaldato, intervento della magistratura, accuse e controaccuse. Ma anche slogan similpoetici
Gallipoli, la sfida degli ex amici
Dal nostro inviato GALLIPOLI«Sì, è uno di noi. Il migliore di noi. Il più generoso. Smack, smack». Zino (Enzino) Pecce è un tifoso innamorato. Tanto innamorato che nella sede del suo club, il Club Zigoni di corso Roma al civico 31, di fronte alle foto del suo idolo, non si fa pregare. Per lui, «il presidente è meglio di una bella donna», forse persino più attraente di Simona Ventura che domenica sera s'è scomodata a suon di euro per festeggiare la promozione del Gallipoli in C1. E così, il bacio sul vetro che ricopre la foto incorniciata, è il minimo. «Perché il presidente se lo merita. Perché è un grande». Sarà perché fa caldo, sarà perché il Gallipoli-calcio la C1 sino a poco tempo fa se la poteva solo sognare, sarà perché nella materia (il culto della personalità) può dare lezioni persino al suo grande capo, Silvio Berlusconi. Sarà per tutto questo e ancora di più, sta di fatto che Gallipoli - almeno una buona metà della Città bella - è come impazzita per il presidente Vincenzo Barba. Per questo cinquantenne, ex consigliere regionale e neosenatore di Forza Italia, che ora, dopo aver portato la sua squadra in C1, s'è messo in testa fare anche il sindaco. Per questo ricchissimo petroliere, già noto alle cronache politiche per aver, nel 2001, sapientemente distribuito i suoi favori. Un po' verso il deputato di Gallipoli, Massimo D'Alema, che rischiava il tutto per tutto contro l'astro nascente di An, Alfredo Mantovano. Un po' verso l'amico suo e di Raffaele Fitto, quel Giuseppe Venneri, che appena eletto sindaco si lasciò sfuggire, a telecamere accese (quelle della trasmissione di RaiTre L'elmo di Scipio, condotta da Enrico Deaglio) di aver votato per D'Alema. Avvalorando, così, le rimostranze di Mantovano & C. nei confronti di Fitto e del suo partito nel partito, quel Cdl che stava per Centro democratico per le libertà. Ma chi è questo neomecenate (in fondo ancora un neofita della politica attiva) che un minuto dopo l'ufficializzazione della candidatura del suo avversario (e in passato beneficiario), l'avvocato Flavio Fasano, ha accettato di sfidare quello qui è da tutti conosciuto come il sindaco di D'Alema? E dove vuole arrivare questo Paperon de'Paperoni «molto generoso», al punto da «mantenere a libro paga non meno di un migliaio di famiglie»? «Sono solo un gallipolino verace, uno che ama la sua città», risponde l'interessato, mentre, in maniche di camicia e seduto su uno dei divani della sua casa nel centro storico, prova a concedersi un raro momento di relax. I suoi nemici (ma in passato lo sospettava anche qualche ufficiale della Guardia di Finanza) raccontano che abbia fatto i soldi comprando e vendendo petrolio di contrabbando. Lui, invece, preferisce ricordare «gli anni in cui portavo i calzoni corti e non vedevo l'ora di uscire da scuola per andare al porto, dove mio padre aveva un piccolo distributore di carburante». Quel negozietto, con l'insegna dell'Agip, è ancora lì. Ed è lì che il candidato sindaco del centrodestra ha cominciato a mettere i primi passi nel mondo degli affari: armatore di pescherecci, importatore ed esportatore di petrolio, fornitore pressoché esclusivo di decine e decine di navi di tutte le nazionalità che attraversano in lungo e in largo il Mediterraneo. Di Vincenzo Barba si può dire tutto e di più. Ad esempio si dice che siano tantissime le ragazze alle quali compra vestiti di vario genere e soprattutto biancheria intima. Ma su un punto è davvero un fuoriclasse. Ha fiuto. Anche per la politica. Anche per un mestiere che, in fondo, come si diceva, non ha mai svolto per davvero (in consiglio regionale, in un anno, ci sarà andato al massimo due volte). E ad ammettere le sue capacità - seppur sotto forma di denuncia - è il suo ex amico-avversario. «Ma l'avete letto - osserva l'avvocato Flavio Fasano - il programma che Vincenzo Barba ha depositato a fine aprile? È una di quelle opere d'ingegno tipiche del sistema berlusconiano. Va bene per Gallipoli come per Busto Arsizio. In pratica, è aria. Non c'è nulla. Nessun riferimento a cose e fatti concreti». E allora? «Allora - e qui siamo al fiuto e alla denuncia di cui sopra - da qualche giorno Vincenzo Barba ha fatto stampare un volumetto nel quale ci sono le cose e i fatti concreti. E sapete da dove li ha ricavati? Li ha ricavati dal mio programma. Ha persino scritto che ridurrà gli sprechi. Evidentemente della vecchia giunta. Lui che aveva detto e fatto scrivere che avrebbe proseguito il lavoro del sindaco uscente Giuseppe Venneri». Ma questa del 47enne Flavio Fasano, originario di Taviano (e questo per molti è una colpa) è niente rispetto alla denuncia che lo stesso ex sindaco (lo è stato per ben due volte negli anni Novanta) ha presentato nei giorni scorsi nella sede del locale Commissariato della Polizia di Stato. Nel mirino di Fasano c'è sempre Barba, ovviamente, ma l'avvocato in questo caso ha puntato l'indice sul sindaco tuttora in carica, Giuseppe Venneri, 50 anni, commercialista, colpevole, a suo dire, di aver rilasciato in data 4 maggio, ben 14 licenze commerciali ad altrettante persone che ne avevano fatto richiesta in pari data e, comunque, persino prima che l'ordinanza-bando fosse affissa all'albo del Comune. Un comportamento che, secondo Fasano, si spiega con il fatto che tra i 14 beneficiari «ci sono parenti stretti e grandi elettori del centrodestra nonché una parente di un alto dirigente del Comune». Un'accusa che ha indotto la Procura della Repubblica di Lecce ad ipotizzare il reato di voto di scambio, ma che presto o tardi («il mio avvocato l'ha già preparata») potrebbe produrre una controquerela per calunnia da parte di Giuseppe Venneri. Il quale si dice «sereno, anzi serenissimo» e «fiducioso che anche questa volta le indagini a mio carico si concluderanno con la giusta archiviazione». Il quale, forse un po' a milincuore, smentisce anche l'accusa politica più grave fatta trapelare da Flavio Fasano. E cioè che, «in caso di vittoria di Barba, il suo vice sarebbe proprio Venneri, che quindi diventerebbe il vero sindaco». Accuse dalle quali Vincenzo Barba si chiama fuori con un sorriso a denti stretti e che rimanda al mittente con tanto di colpo sotto la cintura. «Lui - dice riferendosi a Fasano - è quello che in ogni guerra spara la bomba atomica per poi gettarsi a terra. È strategico. Un bastardo». Presidente, un bastardo? Non le sembra eccessivo? «Bé, bastardo togliamolo. Diciamo che lui è abituato a questi comportamenti. E guai a chi lo tocca». Parole grosse. E nemmeno le più grosse (in pubblico Barba ha detto di tutto e di più). Alle quali l'avvocato Flavio Fasano prova a replicare con «la forza della politica». «Io - dice l'ex sindaco di Gallipoli nonché consigliere provinciale dei Ds nonché illustre trombato, anzi sacrificato dai Ds, nelle recenti elezioni politiche - vengo da lontano. A 27 anni ero giovanissimo assessore. Sono stato sindaco per due volte. Con me Gallipoli è rinata. È vero, Barba è stato un mio sostenitore. E dico anche che è un bravo imprenditore, un bravo presidente della squadra di calcio. Ma la politica è un'altra cosa. Barba in politica è un perfetto sconosciuto. Uno che non saprebbe da dove cominciare». L'avvocato Fasano torna quindi sulle accuse a Venneri. Tira fuori anche il caso Seta, il consorzio per la raccolta dei rifiuti del quale fa parte il Comune di Gallipoli. Dice che il sindaco in carica, nella sua veste di consigliere di amministrazione del consorzio, ha, di fatto, danneggiato il Comune, che ora ha accumulato un debito di circa 6milioni». Ma l'avvocato risponde anche alle accuse che Barba gli ha rivolto attraverso una campagna di manifesti, tesa a ricordare, a suon di ritagli di giornale, le traversie e i momenti più critici vissuti dall'ex sindaco. E non tanto le traversie di carattere giudiziario (14 procedimenti, dei quali solo uno ancora in corso; «per tutti tutti gli altri sono stato assolto»), quanto piuttosto per quelle derivanti dai contrasti interni al centrosinistra. «Io - taglia corto Fasano, che sfoggia a tutto campo la pace senza se e senza ma con Rifondazione comunista e con la sinistra dei Ds - non mi considero un candidato di partito. E la prova sono le sette liste, compreso la lista che porta il mio nome e che io considero la mia dote, il mio valore aggiunto. Sono tutti professionisti, nessuno dei quali è stato sottratto ad alcun partito». E allora? Come finirà questa sfida tra ex amici? Sarà un «testa a testa» sino alla fine come si augurano Fasano ed il suo staff? Oppure il risultato del Senato (circa 900 voti di scarto a favore del centrodestra) verrà ulteriormente esaltato con la partecipazione dei più giovani che ad aprile hanno votato solo per la Camera dei deputati? A ridosso dei bastioni del centro storico, come in corso Roma, dove è tutto uno sfavillìo di bandiere giallorosse, l'ago della bilancia è decisamente spostato verso il presidente Vincenzo Barba. E questa è anche la certezza del sindaco Giuseppe Venneri e di tanti tifosi. Ma l'avvocato Fasano resta ottimista e ogni giorno tira fuori dal suo cilindro un nuovo slogan. Uno degli ulti Ma a riprova del fatto che non vuol essere mai da meno a nessuno, tanto meno ad un suo avversario, ecco che anche il senatore Barba (proprio lui che i banchi di scuola li ha sempre visti come il fumo negli occhi) s'improvvisa poeta. «Votiamo con la testa, col cuore e con la mano, mandiamo definitivamente a casa Flavio Fasano», dice con tono imperioso. E lo fa prima di rispondere, con tanto di registratore acceso, a poche semplici domande. La prima: Raffale Fitto, Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi. Che cosa rappresentano questi tre nomi per Vincenzo Barba? «Fitto è il mio capo in quanto coordinatore regionale del mio partito nel quale milito. Lo stimo per bravura, per stacanovismo e per alto senso di responsabilità. Perché fa rispettare in tutta la Puglia il nostro partito». E D'Alema e Berlusconi? «D'Alema è uno che, ad onor del vero, mi deve tanto. Abbiamo qualche conto in sospeso. Politicamente. E quindi, cortesemente, non avrei mai e poi mai da ritenerlo un riferimento. Berlusconi è il nostro capo in primis. Ne stimo le doti, la capacità imprenditoriale, nella quale cerco di immedesimarmi e di imitarlo. Ma più di tanto non ho obblighi politici, perché nulla ha fatto per me e nulla, al momento, io ho fatto per lui. Ho conseguito tantissimi voti per il bene di Forza Italia, per il bene comune e per il bene della Puglia». Ultima domanda: secondo lei nelle prossime ore Massimo D'Alema scenderà a Gallipoli per sostenere Fasano? Risposta testuale: «Sarebbe gravissimo se dovesse scendere ancora in questo collegio, quando a testa alta abbiamo detto tutti grazie, in occasione delle precedenti campagne elettorali, le regionali. Grazie per quello che hai fatto. Logicamente, scherzavamo. Perché non ha fatto nulla. Quindi grazie e gli abbiamo dato il benservito. Augurandogli che potesse andare in Europa, dove era indirizzato e voglioso di andarci perché potessimo lasciare libero il Salento da ogni vincolo e da ogni probabilità di occupazione. Penso, detto questo, che D'Alema è un uomo intelligente e avrà capito che non c'è motivo che scenda giù. Il suo candidato, valido, a detta di Fasano, ma non penso che D'Alema la pensi così, ha la capacità, la volontà e i mezzi per potersi piacevolmente difendersi da solo. E non da D'Alema che oggi in veste istituzionale sarebbe certamente un grave danno per l'immagine, per il partito dei Ds e per l'intero Salento tutto». Parole persino misurate. Niente rispetto a quelle pronunciate all'indirizzo di Fasano in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Ma che non hanno fermato il presidente della Regione, Nichi Vendola, il quale l'altra sera, come aveva annunciato, s'è presentato puntualmente in piazza Tellini al fianco del suo candidato sindaco, Flavio Fasano. Stefano Boccardi 2. continua (la precedente puntata è stata pubblicata domenica 21 maggio)
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