LECCE - L'indultino è legge, il Senato ieri mattina ha dato il via libera al provvedimento legislativo che consentirà in tutta Italia a circa 5 mila detenuti di tornare liberi (in Puglia dovrebbero essere circa 500). E nel Salento scatta la rivolta. I sindaci dell'area nord di Lecce temono che, una volta entrata in vigore la legge, decine di pregiudicati - senza una rete di protezione sociale - possano tornare a commettere reati. E le proteste più dure sono quelie dei primi cittadini di Trepuzzi e Surbo, rispettivamente Cosimo Valzano (Ds) e Franco Vincenti (Forza Italia), che chiedono l'intervento del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano. Che al due sindaci risponde in modo ironico: "I loro timori sono fondati, ma le proteste ormai sono tardive. Perché in questi mesi non hanno fatto pressioni sui rappresentanti nazionali dei loro partiti che hanno votato l'induitino?", esclama Mantovano.
LO SCUDO SOCIALE - Quattro mesi fa i sindaci di Surbo, Trepuzzi, Guagnano, Campi Salentina, Squinzano e Novoli illustrarono all'allora prefetto di Lecce, Giovanni D'Onofrio, le loro perplessità. E, con l'appoggio deli'Anci Puglia, scrissero una lettera al presidente delia Camera dei Deputati, Pierferdinando Casini. L'allarme dei sindaci, inutile nasconderlo, era e resta molto reale. Con l'indultino, infatti, saranno scarcerati decine di detenuti.
Ma il provvedimento non prevede alcuna rete di protezione sociale per consentire al pregiudicati di reinserirsi nelia società civile. "Noi temiamo - afferma ancora Cosimo Valzano, sindaco di Trepuzzi
- che queste persone senza un lavoro possano tornare a commettere reati. Plaudo alla bontà del provvedimento, ma il nostro territorio, peraltro, sta vivendo un momento molto difficile dal punto di vistà occupazionale. Ricordo a tutti le vertenze dell'Omfesa e della Fiat Cnh. Cosa accadrà ora? A questi detenuti bisogna dare anche un lavoro, in caso contrario non ci sarà alcun recupero sociale". I sindaci confidavano anche sulle promesse fatte dal senatore diessino Alberto Maritati che, poco dnpo le proteste dei primi cittadini in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno, affermò che non avrebbe votato l'indultino se nel provvedimento non fosse previsto uno scudo sociale per i detenuti scarcerati. "Ora da Alberto Maritati - aggiunge Valzano - ci aspettiamo interventi sui governo". Il sindaco di Trepuzzi nelle prossime ore chiederà un incontro con il prefetto di Lecce, Gianfranco Casilli. D'accordo con Valzano, inoltre, è il sindaco di Surbo, Franco Vincenti. Che dice: "Questi ex detenuti verranno sicuramente da noi sindaci a chiederci un posto di lavoro. Perché il governo non mette a disposizione dei Comuni i fondi per progetti di recupero e reinserimento sociale? Questi ex detenuti potrebbero essere utilizzati per la manutenzione del verde, la tutela dell'ambiente, l'assistenza degli anziani e dei disabili".
L'IRONIA DI MANTOVANO - Il sottosegretario Mantovano non ha peli sulla lingua. Dice: "I timori di questi sindaci sono fondati, ma dovevano preoccuparsi prima e premere sui loro rappresentanti politici. Ora è tardi. Uno scudo sociale? Il Ministero dell'Interno potrà fare ben poco, se non fare opera di prevenzione e repressione. Ricordo a tutti che An, come la Lega, è sempre stata contraria all'indultino. Non conosco ancora i dettagli delia legge, ma di certo chi commetterà un nuovo reato credo che il beneficio sarà revocato". Mantovano così conclude: "Ritengo l'indultino un contributo ali'insicurezza del territorio, ma confido sulla sensibilità dei sindaci che mi auguro appoggino le nuove realtà anticrimine, come le associazioni antiracket, che stanno nascendo sui territorio".