ALFREDO MANTOVANO
Deputato al Parlamento italiano
RESPONSABILE DI A.N. PER I PROBLEMI DELLO
STATO

 


Interventi sulla stampa

 

Editoriale compaarso sul portale Web di Alleanza Nazionale mese Marzo 2001

TRAGEDIA NOVI LIGURE, UN MONDO DA RICOSTRUIRE PARTENDO DALLA CULTURA


Di fronte a eventi terribili come quello di Novi Ligure la politica dovrebbe essere capace di riflettere, prima di parlare e di agire. E' soltanto un gesto di follia? Esiste un condizionamento culturale in senso lato, se per cultura s'intendono non i libri che si custodiscono a casa, ma modelli di vita e di comportamento? E' qualcosa rispetto a cui si può tacitare la coscienza, scrollando le spalle e dicendo che in fondo c'è poco da fare?

Quando ci si trova davanti a una tragedia, non vi è un solo livello di spiegazione: ma non è bello neanche rifare Ponzio Pilato e passare ad altro. Quanto hanno inciso talune scelte politiche nell'affermazione di una mentalità così ferocemente ostile alla vita? Perché un dato è certo: oggi l'altro è rispettato meno di trent'anni fa. Il figlio nasce solo se viene rigorosamente programmato. Se oltrepassa la barriera contraccettiva, l'aborto di Stato è lì pronto a risolvere il "problema". Se invece non nasce quando si è deciso che deve venire al mondo, si fa ricorso alle acrobazie della fecondazione artificiale. Nell'una come nell'altra ipotesi non viene amato, ma è preso in considerazione per quello che ci può togliere - in tal caso lo si può tranquillamente eliminare - o per quello che ci attendiamo da lui: in tal caso è obbligato a nascere a tutti i costi, anche col seme di altri. Quando non lo si è voluto e nasce egualmente, c'è chi lo deposita nei cassonetti. Ma c'è pure chi, a fronte di un aborto che non riesce, fa causa all'ospedale o alla ausl: il figlio che nasce diventa così la fonte di un danno da risarcire.

Quanto è distante questo modo di pensare, che pure ha trovato avallo in tante decisioni giudiziarie, da quello del figlio che, a distanza di qualche anno, considera i genitori fonte di danni e, senza ricorrere al giudice, li fa fuori da sé? E' pure un problema di modelli educativi. L'adolescenza e la prima giovinezza è tempo di emozioni forti e di slanci altrettanto forti. In passato lo sapevano bene i condottieri degli eserciti, che - strumentalizzando certe energie - reclutavano in questa fascia di età le leve sulle quali contavano di più. Ne era ancora più consapevole la Chiesa, che a loro rivolgeva con preferenza le proprie proposte di vita, fino all'impegno radicale della consacrazione. Oggi questa generosità non trova in modo diffuso modelli credibili, coerenti, che le sappiano dare un seguito positivo. Incontra più spesso la sfida dell'alta velocità, dello sballo, del gesto eclatante, della rottura. Oppure ripiega su sé stessa e si chiude a riccio. Non ci sono rimedi né facili né brevi.

C'è un mondo da ricostruire, partendo dalla cultura. La politica non può tuttavia attendere inerte. Può riprendere ad andare d'accordo con la famiglia: favorendone la costituzione, sostenendone la crescita, aiutandola nelle difficoltà. Può provare a ridurre l'anarchia delle opzioni che oggi impera nella scuola, preferendo sistemi di istruzione che orientino di più al senso critico. Può introdurre il premio per il merito, che colleghi il passo in avanti al sacrificio. Non impedirà mai del tutto episodi alla Novi Ligure. Ma porrà le basi perché il contesto di sollecitazioni in cui quegli episodi si collocano sia il più possibile circoscritto. Non è molto, ma è già qualcosa.

On. Alfredo Mantovano

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