di Laura Trovellesi Cesana
Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, spiega che l'Italia non può essere lasciata sola nell'affrontare l'emergenza clandestini. "Le nostre coste sono anche i confini dell'Europa. Così non si può continuare".
"La Marina può solo soccorrere gli immigrati"
ROMA- Il primo passo per affrontare l’emergenza dei clandestini è quello di coinvolgere operativamente l’Unione Europea, perchè “le coste italiane sono anche i confini dell’Unione”. E fino a questo momento l’Italia ha affrontato da sola gli sbarchi. La Marina? “Quando si incrocia o si avvista una carretta del mare che può contenere cento persone e ne ha a bordo mille, l’unica cosa da fare è quella di evitare che affondi”.
Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno con delega all’immigrazione, in questa intervista aI Nuovo , interviene sull’emergenza clandestini mentre dalla Turchia arriva la notizia che 15 navi cariche di uomini e donne in fuga potrebbero avere come destinazione l’Italia.
Cosa si sa al momento su questo eventuale sbarco? Nulla di più preciso. Segnalazioni di questo tipo ce n’erano state già nelle settimane passate. Ed è ragionevole prevedere che dall’area dell’Afghanistan e del Pakistan, già da adesso e ancor di più nelle prossime settimane, potrebbero affluire tantissimi clandestini.
Nel caso le 15 navi avessero come destinazione l’Italia, quando potrebbero arrivare nel nostro Paese?
Intanto bisogna vedere se la destinazione obbligatoria è l’Italia. Prima di arrivare in prossimità delle nostre acque ce ne sono altre da attraversare.
Perchè cosa potrebbe succedere lungo il tragitto?
Noi abbiamo avviato già da qualche giorno una serie di contatti con le autorità dei paesi in prossimità dei quali corrono rotte di questo tipo, a cominciare dall’Egitto. Nei giorni scorsi il presidente Berlusconi, insieme al ministro dell’Interno, ha ricevuto gli ambasciatori di quei Paesi. La collaborazione però non deve risolversi in un passaggio rapido nelle acque di questi stati per poi approdare in Italia, ma per far sì ciascuno si prenda la sua parte di carico umano. Non è obbligatorio che vengano da noi.
Tuttavia la destinazione di chi decide di scappare dai propri Paesi resta l’Europa. Cosa si sta facendo operativamente dal momento che è prevedibile, come lei sostiene, un aumento di questi flussi? Operativamente, se gli immigrati arrivano nelle condizioni in cui abbiamo visto si può solo prestare soccorso. Il problema è capire se questo soccorso lo deve portare esclusivamente l'Italia, oppure se la responsabilità può essere suddivisa. Tenendo conto che le nostre frontiere non sono solo italiane ma sono anche quelle dell'Europa. La questione, però, è anche quella di fornire aiuti ai paesi come l’Egitto, Cipro, la Turchia, che si trovano sulle rotte delle "carrette".
Quale contributo concreto può essere fornito immediatamente dall’Ue? E’ chiaro che la questione dovrebbe essere assunta in carico dall’intera Unione Europea. Noi non abbiamo strutture per poter accogliere 15 mila clandestini in un colpo solo. Tenendo conto che ultimamente ne sono già arrivati parecchi. Teniamo comunque presente che stiamo parlando al momento solo di una eventualità.
Tuttavia fino a questo momento l’Italia ha affrontato da sola l’emergenza clandestini. Dall’Europa non è arrivata nessun aiuto?
Sì. Il primo passo da fare è quello di infondere una consapevolezza negli altri stati, perchè così non può continuare.
I nostri partner europei sembrano accogliere tiepidamente questa richiesta di intervento. Non sarà forse perchè l’Italia ha la più bassa percentuale di immigrati rispetto ai diversi Paesi in Italia? Non bisogna fare la fotografia. Ma il film della situazione. E’ vero che da noi c’è una minore presenza di extracomunitari rispetto ad altri Paesi, ma è anche vero, per esempio, che in Germania ci sono arrivati in quaranta anni, da noi in poco meno di 10 anni. Non è che dobbiamo recuperare tutto in una volta.
Il governo italiano dunque si aspetta un aiuto? Lo esige. Ci sono stati in tal senso diversi incontri. C’è consapevolezza del ruolo e delle difficoltà che l’Italia afrronta. Non si inizia da zero. Certo questa storia ultima va seguita passo passo.
Il disegno di legge in corso di approvazione potrebbe dare nuovi strumenti per affrontare l’emergenza? Ci sono almeno due passaggi nel provvedimento che vanno in questo senso. Il primo è quella che condiziona la cooperazione con i paesi dai quali provengono i clandestini in maggiore quantità al rispetto da parte di questi paesi degli accordi di polizia, degli accordi giudiziari, degli accordi di riammissione. Non possiamo continuare ad inviare aiuti e a ricevere in cambio dei clandestini. Il secondo aspetto è quello di far sì che l'espulsione si realizzi davvero, e non come in passato. Dei risultati si stanno già ottenendo sul piano amministrativo, ma è necessario arrivare al punto che l’espulsione ordinaria, cioè il ritorno nei paesi di origine sia reale, mentre quella per intimidazione, vale a dire la consegna del foglietto con cui si viene allontanati, sia lasciato ai casi residuali. Questo credo contribuirà a lanciare un messaggio di deterrenza nell’area del Mediterraneo.
Nel caso ci dovessero essere altri sbarchi, la Marina come si comporterà viste le polemiche che si sono verificate dopo il recente massiccio arrivo di disperati in Sicilia? nnanzitutto va detto che la Marina nelle ultime vicende ha fatto tutto quello che poteva per salvare delle vite umane. Quando si incrocia o si avvista una carretta del mare che può contenere 100 persone e ne ospita a bordo mille, l’unica cosa da fare è quella di evitare che affondi. L’obiettivo da raggiungere è quello di impedire che ci siano vittime. La Marina questo lo ha fatto e lo sta facendo. L’interdizione va effettuata a monte.
Ogni volta che il problema dell’immigrazione si pone in termini drammatici, nella maggioranza si registrano delle difficoltà a causa della Lega. Cosa succederà questa volta? Mi avvalgo della facoltà di non commentare.
|