ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Il Nuovo
(Sezione:     Pag.     )
Martedì 7 Gennaio 2003

 

 

Giustizia, Mantovano tenta di mediare
Il sottosegretario all'Interno prova a convincere i magistrati a desistere dalla "protesta con la Costituzione": "Una bella retromarcia evita di finire nel burrone".


 

ROMA - L'imminente atto "politico" preannunciato dall'Associazione nazionale magistrati per l'inaugurazione dell'anno giudiziario (sfilare con il testo della Costituzione sotto il braccio) divide la maggioranza fra falchi e colombe. Anche se nessuno, nemmeno fra i più teneri, arriva minimamente a giustificare quella che si prospetta come una sortita plateale. Se infatti il Guardasigilli Roberto Castelli (Lega) lo vede come un gesto polemico di sfida e non perde occasione per stigmatizzarlo; il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano (An) si sforza di praticare l'arte della pazienza e della moderazione. E difatti invita giudici e pm a desistere dai loro propositi.

''C'è qualche giorno di tempo per ripensarci. - dichiara infatti in queste ore Mantovano - Se si vuole effettivamente arrivare a qualche risultato concreto, propositivo, costruttivo, forse certe proteste andrebbero messe da parte. E' infatti evidente che gesti come quelli annunciati dall'Anm non vanno nel senso di rasserenare gli animi''. Insomma l'esponente di An esorta al ripensamento; e in tal senso si sforza di tendere la mano a chi al momento si pone in modo antagonistico all'esecutivo. ''Mi rendo conto che è difficile per l'Anm rinunciare a questa protesta. Ma certe volte le retromarce possono essere utili per evitare di finire nel burrone''.

Ma per quanto "colomba" Mantovano non intende minimamente derogare all'indipendenza della politica rispetto alla magistratura. ''Non sono soltanto i magistrati i custodi della legge. - ci tiene infatti ad aggiungere - La conoscono anche gli altri, la rispettano anche gli altri e un gesto del genere ha un sapore esclusivamente provocatorio''.

Del resto va anche sottolineato che altri suoi colleghi di partito insistono nel censurare le intenzioni dei magistrati. ''Invece di sventolarla, la Costituzione i magistrati debbono leggerla e applicarla. - afferma infatti a sua volta deciso il Presidente della Commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva - E in particolare l'art.111 il cui primo comma dice che la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge e che la Costituzione impone al giudice di essere terzo e imparziale e alla magistratura in generale di assicurare una ragionevole durata del processo. In ogni caso le leggi le fa il Parlamento, che è sovrano nell'esercizio di questo potere derivatogli dagli elettori''.

Parole, queste ultime di Selva, che riecheggiano i toni irritati esibiti solo qualche ora prima dal Ministro della Giustizia. Il quale non aveva lesinato commenti duri. Visto che aveva invitato i magistrati a rileggere quell'art.101 della Costituzione in cui si legge che la Giustizia viene amministrata in nome del popolo. Visto che aveva aggiunto che sempre lì c'è scritto che i giudici sono soggetti soltanto alla legge e che le leggi, in base alla Costituzione, le fanno i rappresentanti del popolo eletti in Parlamento. E visto, infine, che aveva aggiunto che secondo lui ''alcuni magistrati, quelli più ideologizzati, tendono a considerarsi al di sopra delle leggi''.

Intanto, apertura dell'anno giudiziario a parte, si preannuncia un gennaio rovente nei rapporti fra magistratura e potere politico. Ben tre delle quattro correnti sindacali in cui confluiscono i giudici e i pm italiani celebreranno infatti fra pochi giorni il loro congresso. E le premesse dei dibattiti a cui si assisterà in ciascuna assise non sono incoraggianti per il dialogo fra istituzioni.

Sia la componente più di sinistra (Magistratura Democratica), sia quella un po' meno schierata (Unicost), sia quella formalmente più moderata (Magistratura Indipendente) si preparano infatti a censurare esplicitamente le proposte di riforma del sistema giudiziario di entrambi gli schieramenti parlamentari. Trovano infatti inquietanti sintonie nella generale volontà politica di separare le funzioni, se non le carriere, di pubblici ministeri e giudici. Ciò non toglie che sempre a gennaio la Commissione Giustizia di Palazzo Madama comincerà ad esaminare il progetto di riforma approntato su questa incandescente materia dal Guardasigilli.


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