ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL NUOVO
(Sezione:    Pag.   )
Sabato 15 giugno 2002

di Gabriele Masiero

Guerra sui testimoni di giustizia




Il senatore Emilio Novi di Forza Italia ha infatti rivolto una dura interrogazione ai ministri dell'Interno e della Giustizia per chiedere loro di intervenire sulla commissione centrale che gestisce i testimoni.

TESTIMONI DI GIUSTIZIA: I DRAMMI DI CHI HA SCELTO DI COLLABORARE


ROMA - Acque agitate nell'ambiente dei testimoni di giustizia e il clima sembra farsi incandescente intorno a quella che sembra essere a tutti gli effetti una battaglia politica. Il senatore Emilio Novi di Forza Italia ha infatti rivolto una dura interrogazione ai ministri dell'Interno e della Giustizia per chiedere loro di intervenire senza indugi sulla commissione centrale che gestisce i testimoni: "Da alcuni mesi - ha scritto Novi ai due esponenti del governo - va emergendo un incomprensibile e pericoloso antagonismo nei confronti dei testimoni di giustizia, provocando non pochi problemi di immagine all'azione del governo". Inoltre, il senatore forzista ha aggiunto anche che le polemiche interne alla commissione hanno prestato il fianco a una campagna di stampa "delegittimante e tendente ad attribuire al governo una presunta desistenza verso l'Antistato". Ma Novi non si ferma qui e lascia per le ultime righe della sua interrogazione l'accusa più grave e, pur senza mai nominarlo, apparentemente rivolta al sottosegretario Alfredo Mantovano: "Il ministro dell'Interno - scrive - non è stato certamente informato di questa pericolosa deriva della commissione centrale e dunque si chiede di sapere se i ministri in indirizzo siano a conoscenza di questo fenomeno preoccupante e inquinante e quali iniziative intendano prendere per farlo cessare".

Basterebbe questo a sollevare un caso politico, peraltro a pochi giorni di distanza del richiamo del premier Berlusconi di abbandonare le "risse da cortile", ma l'affaire-testimoni è ben più delicato di quel che si può immaginare. Da una parte vi è l'insoddisfazione di molti di loro per il trattamento loro riservato da parte dello Stato e per una vita costellata da vere e proprie "deportazioni" e sradicamenti dalle loro terre di origine, dall'altra c'è un impegno, anche da parte del governo, di rimettere le cose a posto, magari attraverso una sorta di risarcimento ai testimoni che restituisca, almeno finanziariamente, quello che è hanno perduto. Alcune pratiche in questo senso sono già state istruite e sembravano giunte a un passo dalla liquidazione, ma tutto si è nuovamente congelato. Ora l'interrogazione di Novi riapre una polemica politica mai sopita. E Mantovano fa di tutto per ricacciarla al mittente senza inasprire i toni: "L'interrogazione - dice al Nuovo.it - è rivolta ai due ministri e dunque saranno loro a rispondere quando lo riterranno opportuno. Io posso solo ribadire che i lavori della commissione sono segreti e che ciò che si fa viene da me puntualmente riferito nelle sedi proprie, ovvero al Csm e nella relazione semestrale al Parlamento. Ribadisco che nei confronti dei testimoni c'è una corsia privilegiata nel senso che stiamo facendo di tutto, prima ancora che vengano varati i regolamenti per dare attuazione alla legge nella parte che li riguarda e in particolare con degli accordi sia con l'Agenzia delle entrate che con l'Inps per valutare i danni che i testimoni possono aver subito in passato sia dal punto di vista fisico che economico. Questo significa che se un imprenditore ha visto danneggiata la sua attività a seguito della testimonianza si fa in modo di ricostruire virtualmente l'attività stessa risarcendolo e facendo tutto questo in stretto rapporto con il lavoro del commissario Antiracket".

Quindi, nessun problema. Tutto fila liscio. Allora perché Novi ha messo nero su bianco toni così pesanti? "Io non mi sorprendo di niente però rimango veramente sconcertato da questo tipo di uscita e ovviamente sono pronto in tutte le sedi possibili e immaginabili, dalla commissione Antimafia al Parlamento nel suo insieme, a rendere conto del comportamento della commissione la quale lavora di comune accordo e della quale non vi è mai stata nessuna decisione che non sia stata presa all'unanimità. Io rispondo al ministro e al Parlamento, non intendo replicare né a insinuazioni, né calunnie".

           

   

vedi i precedenti interventi