ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL NUOVO (Sezione: Pag. ) |
Domenica 16 giugno 2002 |
Cinquemila persone ai funerali del carabiniere ucciso
Claudia, la moglie, è arrivata intorno alle 14.30. I bambini no, non li ha fatti venire. E' entrata nella camera ardente, allestita vicino alla chiesa del paese, a pochi metri dall'agenzia della Banca popolare del Lazio che giovedì è stata assaltata dai rapinatori. Quelli stessi che, uscendo, si sono trovati davanti il sottufficiale dei carabinieri e non hanno esitato a sparargli. Uccidendolo. La donna era sorretta dai parenti ed è uscita in lacrime, per entrare in chiesa, dove il vescovo di Albano, monsignor Vallini, ha celebrato il rito funebre. Rivolto agli assassini, il vescovo ha lanciato un appello: "Ravvedetevi, diventate uomini di luce". Ma l'applauso è scrosciato, in chiesa, quando il parroco, don Giorgio, ha detto rivolto alla moglie di Sciotti: "Santa Maria delle Mole ti sarà sempre vicina". Il parroco ha poi chiesto al commissario prefettizio di Marino di intitolare una strada al carabiniere trucidato. Mentre in chiesa qualcuno ha gridato: "Dategli la medaglia d'oro al valor militare". Fuori, in piazza, un picchetto d'onore ha accolto le autorità civili e militari nazionali e locali. Tra i primi è arrivato il comandante dei Carabinieri, Guido Bellini. Poi sono arrivati gli alti ufficiali della Marina, dell'Esercito e della Guardia di finanza e il capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Tra le autorità presenti, anche i sottosegretari all' Interno, Mantovano, e alla Difesa, Bosi, e il capo di Stato Maggiore della Difesa, Rolando Mosca Moschini. La bara è stata portata a braccia, avvolta nella bandiera tricolore, tra due ali di carabinieri in alta uniforme. Mentre fuori molti bambini la vedevano passare, vestiti con la divisa calcistica della squadra dove milita uno dei figli di Sciotti. Intanto continuano senza sosta le ricerche degli assassini. Molto probabilmente uno di loro è rimasto ferito nello scontro a fuoco. E grazie ai testimoni, poliziotti e carabinieri hanno a disposizione tre identikit. Le indagini sono concentrate sulle impronte digitali e sulle tracce di sangue lasciate da uno dei killer sul motorino abbandonato davanti alla banca. Gli investigatori puntano a ricavare, da questi elementi, un Dna da confrontare con quello di un eventuale sospettato. Ci si interroga anche su una domanda apparentemente senza risposta: perché i banditi hanno atteso la fine della partita per agire quando, probabilmente, se avessero anticipato anche di pochi minuti avrebbero trovato minori difficoltà?
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