Meno stipendi a vita e più lavoro per i pentiti. E questa la strategia seguita dalla comimissione sui programmi di protezione del ministero dell'interno che, in attuazione alla nuova legge sui collaboratori di giustizia (45/01), ha messo in pratica nuove procedure virtuose che hanno permesso di tagliare i costi di assistenza del 30%. Positivo anche il dato che riguarda l'ingresso dei testimoni, da sempre restii a entrare nel programma di protezione del Viminale e molto più rari degli ex boss.

I dati forniti dal sottosegretario Alfredo Mantovano parlano, invece, di un incremento sostanziale. Negli ultimi due anni sono stati ammessi al programma speciale ben 48 testimoni a fronte dei 14 del biennio precedente. A favorire questa inversione di tendenza è senza dubbio la nuova normativa che consente una netta diversificazione tra il trattamento corrisposto ai pentiti e quello offerto ai testimoni di mafia. L'applicazione del nuovo programma non è stata neanche troppo ostacolata dalla mancanza dei decreti attuativi previsti dalla legge 45 e che a due anni dall'entrata in vigore sono in gran parte ancora da emanare.

La commissione presieduta da Mantovano si è infatti affidata da un lato alla legge esistente e dall'altro ha cercato di studiare caso per caso come mettere in pratica i principi della 45. Alcuni riscontri positivi ci sono già stati come dimostra proprio la diminuzione delle spese dovuta anche alla decisione di favorire le capitalizzazioni (una sorta di liquidazione versata per favorire il reinserimento del socio lavorativo del pentito) al posto degli assegni mensili ben più onerosi con l'andare dei tempi.