ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su L'Opinione (Sezione: e Pag. ) |
Giovedì 4 dicembre 2003 |
di Ruggiero Capone
Storace smentisce la scissione e soffre per l’assenza di Alemanno
“Francesco Storace darà vita molto probabilmente alla nascita di una nuova componente di Alleanza Nazionale - ha affermato ieri ai microfoni di Radio Radicale il ministro per l’Ambiente Altero Matteoli -. Non ho mai pensato nemmeno per un momento che Francesco Storace capeggiasse una scissione all’intero di Alleanza Nazionale - spiega Matteoli -. Si apre all’interno del partito un dibattito che può essere anche utile al partito stesso: non è necessario un nuovo congresso di An, lo abbiamo già tenuto un anno fa. Non c’è motivo per cambiare la linea politica intrapresa a Bologna. I congressi si fanno o per rinnovare le cariche, e mi pare che statutariamente non siano scadute, o perché si vuole cambiare la linea politica. Siccome la linea politica non è cambiata e le cariche non sono scadute - conclude Matteoli - non vedo perché si dovrebbe fare un congresso”. “Sono certo che Storace non voglia mettere in discussione le tesi di Fiuggi e tanto meno attivare forme scissionistiche. Il dibattito interno che si sta sviluppando non può essere considerato negativo - afferma Giovanni Collino (vice coordinatore nazionale di An) - la convention convocata da Francesco Storace all’Hilton, già prevista da parecchie settimane, è stata per l’intero partito oggetto di confronto in vista dell’assemblea nazionale del 23 dicembre, tenendo conto che il consolidamento della svolta di Fiuggi è un dato politico irreversibile che va perseguito e rafforzato. E - aggiunge Collino - se dovesse nascere all’interno di An una corrente di opposizione non vedo in ciò nulla di drammatico. L’importante è confrontarsi e, come direbbe un musicista, mantenere le note della politica di An all’interno del suo spartito”. Collino è perfettamente in linea con gli ordini impartiti da Fini che, secondo i ben informati, avrebbe già da tempo “pregato” gli eletti di An di mantenere il più serrato riserbo stampa fino alle prossime politiche. I collaboratori più stretti di Francesco Storace hanno contato circa diecimila i militanti nelle sale dell’hotel Hilton di Roma, convenuti per la manifestazione “Voglia di Destra, voglia di politica”. Ma Storace minimizza: “Mi fa ridere questa cifra, saranno stati tremila o quattromila. Ragazzi, ci vogliono i soldi per portare la gente a Roma”. “Non è che qui ci siano i miliardi a disposizione - continua Storace - è stata una manifestazione nata come una riflessione aperta tra gli intellettuali sul concetto di destra, ma che inevitabilmente è scivolata sui temi politici più caldi, dopo le parole che Fini ha pronunciato ad Israele”. Alle 21 ha aperto i battenti l’intervento di Fabio Sabbatani Schiuma. Seguito da Giano Accame (storico e riferimento culturale della destra), Aldo Di Lello (giornalista responsabile culturale del Secolo d’Italia), Fabio Torriero (scrittore ed intellettuale di area), Francesco Storace (governatore del Lazio e leader della Destra Sociale) s’è riservato le conclusioni. Lui, il governatore, non ha fatto mistero del suo dissenso: ha riconosciuto d’aver usato toni apparentemente duri, ma l’importante a suo avviso è mantenere in An un clima di casa comune. Esclude la scissione, e sottolinea: “Non ho correnti da lanciare. Non bisogna eccedere nel tentativo di buttare fuori chi non è d’accordo. Certe dichiarazioni non fanno bene alla costruzione di una casa comune, ad un partito che tutti quanti abbiamo fondato. Si tratta di ricondurre il tutto nella dialettica”. E poi la risposta storaciana sull’argomento “scissione”. “Se qualcuno insiste, per cui io sono considerato un peso, uno che protesta troppo - spiega Storace - tra l’altro con scarso seguito interno, e tutte le belle baggianate che abbiamo sentito, allora dico: se uno da fastidio se ne và. Mi piacerebbe vedere più destra nel governo. L’invito pubblico alla manifestazione l’ho fatto anche a Fini - spiega Storace - che l’ha rigettato e ne capisco anche le ragioni: io non ho imposto a nessuno di venire, perché non ho voluto mettere nessuno in imbarazzo. Alemanno sarebbe stato il benvenuto”. In tanti però hanno partecipato: Donna Assunta Almirante, Cesare Cursi, Carmelo Briguglio, Antonio Pezzella, Giulio Conti, Benito Paolone, Achille Vigliani Miglietta, Michele Bonatesta, Teodoro Buontempo, Roberta Angelilli, Vincenzo Piso (presidente della Federazione romana di An), esponenti di partito regionali, provinciali e comunali. “Abbiamo ricevuto adesioni da tutt’Italia - dice Fabio Sabbatani Schiuma (presidente del consiglio comunale di Roma) -. L’appello è stato di portare con sé un vessillo di Alleanza Nazionale”. Invece Alessandra Mussolini ha preso le distanze da Storace: “mi sembra inutile, io sono sempre stata fuori dal gioco delle correnti”. “E’ necessario in primo luogo riconciliarsi con il passato, prima di avviare un processo di riconciliazione con altre persone o comunità - ha esclamato Alfredo Mantovano (sottosegretario agli Interni, esponente di An)-. Questo sforzo di purificare la propria memoria comporta sia per gli individui che per i popoli il riconoscimento degli errori effettivamente compiuti e dei quali è giusto chiedere perdono. Ciò talvolta domanda non poco coraggio e abnegazione: è un brano del messaggio che Giovanni Paolo II ha inviato circa un mese fa ai partecipanti a un convegno su Leone XIII e gli studi storici - spiega Mantovano -. Viene in mente, senza forzature, pensando a ciò che Gianfranco Fini ha detto e ha fatto una settimana fa a Gerusalemme. Per noi condannare - dice Mantovano citando il Papa - significa assumersi una responsabilità. Per il passato e per il futuro”. “E’ veramente riduttivo far ruotare il dibattito massmediatico su chi entra e chi esce da An o sulla sopravvivenza del simbolo, che nessuno, per lo meno nel partito, mette in discussione - spiega il sottosegretario - il dibattito deve andare oltre la sintesi dei titoli dei giornali. Personalmente, pur avendo preso la tessera di An due anni dopo Fiuggi, mia prima e unica tessera di partito, sono orgoglioso di appartenere a una forza politica nella quale la dialettica sui valori e sulle questioni di principio è così forte e animata: morte le ideologie - spiega Mantovano - nella destra italiana, con tutte le asprezze e le coloriture dei toni, si discute di idee. Non fermiamoci agli slogan. Sfido chiunque a rintracciare nelle parole adoperate da Fini un solo cenno di condanna per il sacrificio di chi, avendo 16, 18, 20 anni, negli anni terribili fra il 1943 e il 1945, scelse di militare nella Rsi, convinto che era il solo modo per restituire onore a una Patria tradita, per mantenere fede a un’alleanza, per limitare la reazione dell’alleato sul suolo nazionale; e convinto pure che quel passo era probabilmente senza ritorno. Ma non consapevole (solo pochi lo furono fino in fondo) che, mentre indossava (forse per la prima volta) una camicia nera che altri opportunisticamente avevano già dismesso, da varie città italiane i vagoni carichi di ebrei viaggiavano verso i campi di sterminio - sostiene Mantovano - Faremmo torto a quei ragazzi di 60 anni fa se non confermassimo la presa di distanza, chiara e inequivocabile, dalle distorsioni ideologiche che hanno fondato quell’esperienza storica, che hanno provocato quelle divisioni, che ancora adesso lasciano delle ferite aperte. Era sufficiente averlo fatto a Fiuggi? - si domanda Mantovano - Non bastava riprendere questa parte delle tesi di Fiuggi, così come è avvenuto più volte dopo il 1995? Qui ci si deve intendere: o il contenuto del viaggio di Fini in Israele è la mera riproposizione di Fiuggi, e allora non comprendo il clamore delle polemiche provenienti da chi è stato in An dal 1995 fino a oggi; o è qualcosa di più, e allora il quid pluris va individuato. A me non pare che ci si trovi di fronte a un semplice Fiuggi bis”. E Mantovano congeda le polemiche con l’ammonimento di Russel Kirk: “Chi comprende il passato è in grado di preparare, esercitando la prudenza, un futuro accettabile”.
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