ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su la Padania (Sezione: Pag ) |
Domenica 11 gennaio 2004 |
Erano stati 3.363 nel 2002 e 8.244 nel 2001
Puglia, la Bossi-Fini resta vincente: nel 2003 bloccati solo 137 clandestini
Tragedia dell'immigrazione nel canale di Otranto, una rotta che sembrava ormai poco battuta dagli scafisti. Gli accordi bilaterali sottoscritti tra Italia ed Albania avevano infatti finora dato importanti risultati e da oltre un anno era stato arrestato lo stillicidio di sbarchi di clandestini sulle coste pugliesi. Il naufragio del gommone al largo di Valona la notte scorsa ripropone dunque un problema che sembrava superato. Tuttavia il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, parla di «fatto sporadico che non può intaccare la collaborazione tra l'Italia e l'Albania contro l'immigrazione clandestina ed il traffico di esseri umani; una collaborazione che negli ultimi due anni ci ha praticamente consentito di azzerare i traffici illegali nel canale d'Otranto». Nel 2003 erano stati pochi i gommoni o carrette del mare a tentare di raggiungere le coste pugliesi. Nei primi 11 mesi dell'anno, secondo il bilancio della legge Bossi-Fini reso noto dal sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, i clandestini bloccati in Puglia sono stati 137, contro i 3.363 dei primi 11 mesi del 2002 e gli 8.244 dello stesso periodo del 2001. I dati evidenziano così un crollo degli arrivi dall' Albania, in seguito all'applicazione degli accordi di collaborazione tra i due Paesi. Accordi che prevedono un più rigido controllo delle autorità albanesi, con attenta vigilanza sui porti tradizionali punti di partenza per l'Italia (Valona in testa), indagini approfondite sui sodalizi criminali che gestiscono il traffico che hanno portato ad arresti ed al sequestro di diverse imbarcazioni. In questa attività preventiva sono coinvolte anche le autorità italiane, nella consulenza, l'assistenza e l'addestramento delle forze di polizia albanesi, che vede la partecipazione della Guardia di finanza con un nucleo centrale a Tirana e nuclei territoriali anche a Durazzo e Valona. A far calare la pressione migratoria ha poi contribuito una semplificazione delle procedure per ottenere il visto per l'Italia. Tutto ciò ha portato le organizzazioni criminali che gestivano la tratta dei clandestini ad investire in altri settori più redditizi (contrabbando, droga, prostituzione). Praticamente sbarrata la rotta del Canale di Otranto, così come quella verso le coste ioniche calabresi, nell'ultimo anno il Canale di Sicilia è diventata la via maestra per l'ingresso di immigrati clandestini in Italia. Negli ultimi mesi si sono così susseguite le partenze dai Paesi del Nord Africa (Libia in testa) verso le coste siciliane. Nei primi 11 mesi del 2003 in Sicilia sono stati rintracciati 13.899 clandestini. Per contenere il fenomeno, la strategia italiana è stata quella di proporre proprio l'applicazione del "modello Albania" agli altri Paesi. Sono stati così avviati contatti bilaterali con la Libia, che hanno già dato qualche risultato concreto, anche se occorrono tempi più lunghi per arrestare i flussi. Il cambio delle rotte migratorie è evidenziato anche dalle analisi dei servizi segreti. La flessione di arrivi clandestini dai quadranti tradizionali (come l'Albania), rilevano gli 007 nell'ultima relazione semestrale al Parlamento, riflette la difficoltà incontrata dai gruppi criminali a fronte dell' "incisiva azione di contrasto" condotta dall'Italia, avvalendosi anche della cooperazione internazionale, della rafforzata vigilanza nei Paesi di origine e transito e anche dal riorientamento di alcune organizzazioni criminali verso altri settori di attività.
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